Come funziona il contratto di affitto a canone concordato

Non tutte le famiglie valutano come prima opzione l’acquisto di una casa: sono tantissimi i nuclei – ma anche i single – che decidono di stipulare, almeno inizialmente, un semplice contratto di affitto.

Questo per i motivi più disparati, dalla indisponibilità economica alla volontà, ad esempio, di “testare” per qualche tempo la permanenza in una residenza prima di eventualmente farla propria.

Le tipologie di contratto a cui ci si può riferire sono diverse e tutte forgiate per andare incontro alle esigenze delle persone ma, ultimamente, si sente molto parlare di canone concordato: di cosa si tratta, con esattezza?

 Quote e rinnovo per il 2020

Secondo quando stabilito dalla normativa vigente (2020), le quote di locazione dei contratti di affitto a canone concordato vanno fissati da Comuni e associazioni per inquilini e proprietari tenendo presente dei minimi e dei massimi individuabili in base ad almeno un paio di fattori:

  • tipologia dell’immobile;
  • ubicazione (centrale, periferica etc).

In genere, proprio per questa parametrizzazione, si tratta di quote più basse rispetto a quelle previste dai contratti a canone libero (4+4) e, in effetti, questa tipologia di stipula fa gola a moltissimi inquilini e potenziali tali.

I vantaggi, oltretutto, sono anche per i proprietari dell’immobile che possono, in questo caso, beneficiare di diverse agevolazioni fiscali:

  • imponibile irpef ridotto del 66,5% (la parte del canone che va dichiarata sul 730 o sul modello UNICO) invece che dell’85%;
  • imposta di registrazione ridotta all’1,4% (invece del 2%) annuo sul valore del canone;
  • aliquota unica ridotta dal 21% al 10% in contesto di cedolare secca.

Va detto, però, che si tratta di una possibilità che non è applicabile a locazioni temporanee o di breve durata (da 1 a 18 mesi).

 

Per quanto riguarda la durata del contratto, la previsione che viene fatta è di un 3+2, quindi tre anni più due di rinnovo automatico in assenza di disdetta da parte del proprietario o dell’inquilino; il tutto con specifiche norme di riferimento che possono cambiare da comune a comune. In effetti, alla scadenza dei primi tre anni c’è un prosieguo naturale di altri due negli stessi termini di sempre, tranne che nel caso in cui locatario o conduttore disdicano il contratto oppure lo rinnovino sotto nuove condizioni, naturalmente comunicandole per tempo all’altra parte a mezzo di raccomandata nei sei mesi precedenti.

Condizioni

Per la stipula di un contratto di locazione a canone concordato si può essere assistiti dalle associazioni rappresentative di categoria ma, in loro assenza, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che, per beneficiare della agevolazioni fiscali previste, è necessario richiedere una attestazione alle organizzazione firmatarie degli accordi territoriali: un documento che confermi, in sostanza, che il contenuto del contratto sia conforme a quanto previsto dall’accordo territoriale e rispetti tutti i requisiti per l’applicazione delle suddette agevolazioni.

 

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