Storia di un simbolo di Napoli: la colonna spezzata in Via Caracciolo

  • di Simona Vitagliano
  • 4 anni fa
  • Napoli
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Presi dalle nostre vite frenetiche, può capitare di ritrovarci a passare davanti ad un luogo o un simbolo delle nostre città senza concederci il “lusso” di fermarci ad osservarli. Potremmo fare tantissimi esempi, ma ce n’è uno che vale per tutti: vi siete mai chiesti quale sia la storia che si cela dietro la colonna spezzata che compare su Via Caracciolo, a Napoli?

 

Marmo e mare

A soffermarsi ad ammirarla, immersa nel panorama del golfo, questa famosissima colonna pare quasi inserita in una scenografia da film. Realizzata in un marmo incredibilmente decorativo, con lo sfondo del Castel dell’Ovo e dell’orizzonte infinito, ci parla, da lì, di tutti i caduti in mare di ieri e di oggi.

Ubicata, precisamente, in Piazza della Vittoria, è stata testimone di tantissimi anni di storia: le origini, infatti, risalgono al lontano 1867 quando venne eretto il basamento in marmo che è rimasto a lungo vuoto – tant’è che in rete è facile recuperare tantissime immagini antiche di una piazza senza colonna! – anche perché, inizialmente, avrebbe dovuto accogliere una statua in onore del grande ammiraglio Francesco Caracciolo, protagonista della storia di Napoli e della breve Repubblica Napoletana del 1799 a cui, oggi, è intitolato il nostro meraviglioso lungomare. Un omaggio sentito, poiché Caracciolo venne barbaramente impiccato quando la dinastia borbonica tornò sul trono dopo la breve esperienza dei lazzari, punendo tutti quelli che avevano simpatizzato con il movimento rivoluzionario.

Non sorprende, quindi, che la decisione di dedicargli un monumento venne presa all’indomani della liberazione garibaldina dal regime borbonico: il progetto, però, naufragò per mancanza di fondi.

Si dovette attendere addirittura il 1914 per sbloccare la situazione, quando si decise di optare per una seconda soluzione definitiva e meno dispendiosa: un’antica colonna di cipollino (un marmo molto particolare e amato dai Romani), di circa duecento quintali, a memoria di tutti i caduti del mare durante la battaglia navale di Lissa, lo scontro avvenuto nel 1866 nell’ambito della terza guerra d’indipendenza italiana. Insomma, un monumento importante, sotto tutti i punti di vista: per il trasporto furono impiegati addirittura oltre quindici cavalli!

Ma questo non è l’unico colpo di scena in questa storia: la colonna, infatti, è stata rinvenuta nel XVII secolo nei depositi del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e proveniva dalle fondamenta della Cattedrale di Napoli (la Cappella del Tesoro di San Gennaro); aveva avuto il ruolo di sostegno per il campanile che era, a sua volta, rimasto incompiuto ed era stata affidata a Cosimo Fanzago perché ne venisse “riciclato” il materiale per la costruzione di una guglia.

La colonna era passata per diverse mani, nel corso del tempo, prima di finire al museo e poi, da lì, finalmente su quel basamento che si ergeva, vuoto e sconsolato, a ridosso del mare.

 

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