Storia e tradizione del centro storico di Napoli

  • di Simona Vitagliano
  • 5 anni fa
  • Napoli
  • 1

Patrimonio UNESCO dal 1995, il centro storico di Napoli non solo è, storicamente, il primo vero nucleo della città, ma anche un riassunto di 27 secoli di storia con i suoi 1700 ettari costellati di edifici, chiese, musei e vecchie abitazioni che lo rendono il più vasto di tutta Europa.

I quartieri compresi al suo interno sono tantissimi:

  • Avvocata;
  • Montecalvario;
  • San Giuseppe;
  • Porto;
  • Pendino;
  • Mercato;
  • Stella;
  • San Carlo all’Arena;
  • Chiaia;
  • San Ferdinando;
  • San Lorenzo;
  • Vicarìa;
  • parte della collina del Vomero;
  • parte della collina di Posillipo.

Un po’ di storia

Come è noto, un tempo esistevano due Napoli, quella “vecchia” (Palepolis) e quella nuova (Neapolis), ed il primo insediamento greco lungo la zona litoranea ed oltre (basti pensare all’antica Cuma e Puteoli) risale, secondo le fonti, all’VIII secolo a.C..

Il primo nucleo antico, quindi, fu rappresentato dalla collina di Pizzofalcone (dove nacque Partenope), mentre l’altro scese verso la zona dei decumani, futura sede di quella che sarebbe stata la città nuova e dove, perciò, si concentrarono tutte le principali costruzioni di lì in poi, tra obelischi, monasteri, chiostri, musei, catacombe, scavi archeologici, sotterranei, l’attuale San Gregorio Armeno e tanto altro.

La “città delle 500 cupole“, come viene chiamata, qui concentra almeno 200 chiese per le quali sono passate le mani più poetiche della storia dell’arte italiana (e non solo), tra cui Giotto, Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sanmartino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago, Luigi Vanvitelli, Jusepe de Ribera, Tino di Camaino, Simone Martini… impossibile citarli tutti.

Inizialmente si preferì costruire in verticale, piuttosto che in orizzontale, chiudendo la città in una cinta muraria oltre la quale sussisteva il divieto di edificazione; solo quando il potere politico si spostò al Maschio Angioino l’aristocrazia cominciò a pensare di allontanarsi verso la parte occidentale, costruendo lì le proprie residenze nobiliari. Cominciò, così, nel XVI secolo, il vero e proprio ampliamento, per volere di don Pedro de Toledo, che vide sorgere i Quartieri Spagnoli, Via Toledo, Largo di Palazzo etc, dando così – quasi indirettamente – i natali a quello che sarebbe stato, poi, il nostro centro storico.

Quando il vicereame lasciò posto al regno borbonico, poi, per le personalità importanti dell’epoca Napoli entrò a far parte delle mete preferite del Grand Tour europeo, diventandone grande capitale: dal 1730 al 1750, in soli vent’anni, sorsero edifici imponenti del calibro della Reggia di Capodimonte, del Teatro San Carlo o del Real Albergo dei Poveri; nell’Ottocento, infine, avvenne l’ampliamento del centro storico alle aree di Posillipo e del Vomero e si aggiunsero, così, al già nutrito elenco di bellezze e meraviglie del circondario, anche la villa Floridiana e villa Rosebery.

Oggi

Nel nuovo millennio, il centro storico partenopeo è un pullulare costante di turisti, studenti e residenti che lo rendono, a tutt’oggi, il centro nevralgico della città: è qui che, più che in tutta Napoli, si fondono sacro e profano, cultura e tradizione, modernità ed antichità, cibo gourmet e street food “alla vecchia maniera”.

 

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