Decluttering: cos’è e perché ti aiuta a vivere meglio la tua casa!

Si sente spesso parlare di decluttering, ma di cosa si tratta?

Etimologia e… psicologia!

Il termine inglese, letteralmente, significa “eliminare la confusione“, “fare ordine” (“clutter” sta proprio per “disordine”).

Si tratta di una pratica che oltreoceano è diventata un’abitudine, poiché si è riscontrato un immediato impatto psicologico in positivo su chi la mette in opera. Cerchiamo di capirci di più.

Quante volte capita di ritrovarsi a conservare oggetti inutili o rotti solo per un puro legame affettivo?

E quante, ancora, si lascia tutto accatastato in un mobile o in un ripostiglio pensando: “chissà, magari un giorno queste cose potrebbero tornarmi utili“? La verità è che, tranne per qualche rara eccezione, ci sono davvero abiti, scarpe, ninnoli e bigliettini ormai divenuti illeggibili che, col passare del tempo, resteranno solo a prendere polvere, ad ingiallire e ad invecchiare, occupando spazi che potrebbero essere liberati e resi funzionali per altro. Perché è proprio qui il nocciolo del decluttering: fare spazio al nuovo.

Ed ecco perché, per molti, diventa proprio una filosofia di vita, applicabile in infiniti contesti, sul lavoro e persino negli affetti.

Separarsi da qualcosa che si investe di un qualunque ruolo nostalgico è sempre difficilissimo, ma lo step intermedio consente di fare in modo che questo attaccamento non resti collegato al semplice contatto fisico o visivo con questi oggetti, rivivendolo e conservandolo per sempre dentro se stessi. Un’ottima strategia può essere cominciare da un ambiente piccolo, magari una scrivania posta all’interno di una stanza, tirando fuori tutto quello che è contenuto nei cassetti e catalogando cosa tenere, cosa buttare e anche cosa regalare o riciclare; tanto materiale in buone condizioni, infatti, può essere utilissimo ad altri e trovare una nuova destinazione donato in beneficenza oppure attraverso quei gruppi di solidarietà che sono diventati piuttosto popolari sui social network. Rientrare in contatto, seppur brevemente, con questi simboli del nostro passato significa rivivere i momenti a cui li colleghiamo e, in qualche modo, dir loro addio; è, insomma, come una sorta di lutto che si supera, una fase di distacco che si rende necessaria per poter fare spazio al nuovo senza mai dimenticare, però, l’importanza di quello che è accaduto in precedenza.

Non è, quindi, come si potrebbe pensare, dimenticare, né affrontare la vita con superficialità declassando cose, persone affetti: semplicemente, è la presa di coscienza che “ordine fuori” significa anche “ordine dentro”, perché un ambiente più armonioso aiuta a rilassarsi e ad allontanare lo stress, contemporaneamente lasciandosi la possibilità di inserire del nuovo lì dove, prima, albergava qualcosa che non serviva più a nulla se non a identificare parte del nostro vissuto.

Insomma, da una scrivania si può arrivare all’intera stanza, all’armadio, al ripostiglio e a tutti gli ambienti più piccoli ed enormi della casa, dell’ufficio, persino della propria vita… imparando a distinguere l’indispensabile dal superfluo e a valorizzare ciò che davvero lo merita, dandosi la possibilità di poter accogliere il nuovo con minore ansia e maggior apertura mentale!

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