L’esenzione da Imu e Tasi gira tutta intorno al concetto di abitazione principali: ovvero la casa in cui si abita in pianta stabile, la dimora in cui il richiedente dell’agevolazione ha fissato residenza e dimora.
Ma, come si dimostra?
Il Comune, all’atto della richiesta delle esenzione, fornisce al contribuente un’apposito modulo da compilare. Stando a quanto dichiarato dalla Cassazione però, questo non è l’unico modo per dimostrare che la casa in cui si abita sia effettivamente la dimora principale, e la mancata consegna/compilazione della suddetta documentazione, non rappresenta un motivo di decadenza delle agevolazioni.
Secondo la Suprema Corte il contribuente, in caso di errore o di omissione della compilazione del modulo, deve essere messo in condizione dal Comune, di presentare ad un giudice tutte le prove utili, alla sua difesa.
Con la dicitura “prove utili” sono da intendere tutti quegli elementi che provano l’effettiva residenza del contribuente nella casa in oggetto: tra queste, le preferite dai giudici sono le utenze. Se superiori ad un certo importo infatti, queste sarebbero idonee a provare l’effettiva residenza stabile in una casa. Inoltre, queste costituiscono una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, liberamente valutabile dalla Corte, al pari di qualsiasi altra scrittura privata.