Lo Stadio Collana: storia e curiosità

Stadio collana

Come per tantissimi altri esempi, la storia dello Stadio Collana nasconde moltissime curiosità della storia di Napoli, sconosciute ai più.
È sito al Vomero, nella parte alta della città di Napoli, in Via Giuseppe Ribera.
Prende il suo nome da Arturo Collana (26 novembre 1894 – 22 maggio 1959), giornalista sportivo e, socio fondatore nel 1946 del Gruppo Napoletano Giornalisti Sportivi, divenuto poi parte dell’Associazione Stampa Sportiva Italiana.
Ma è solo nel 1963 che lo Stadio prende il nome di questo illustre giornalista sportivo.

I nomi e la storia dello Stadio Collana

La costruzione dello Stadio risale al lontano 1929, in epoca fascista. Tant’è che a testimoniarlo sono proprio i nomi che ne hanno visto la nascita e la crescita. Inizialmente denominato Stadio XXVIII Ottobre e successivamente Stadio Littorio (per non dare adito a fraintendimenti).
Viene costruito sul progetto di Amedeo D’Albora. Originariamente la struttura ospita 15.000 spettatori e ospita le partite della Società Sportiva Calcio Napoli nella stagione 1933-1934. Infatti lo stadio originariamente usato dalla Società era lo Stadio Ascarelli/Partenopeo, nella zona della Ferrovia che in quegli anni è stato oggetto di ristrutturazioni per ospitare i mondiali di calcio del 1934 (che vinceranno gli azzurri).

La seconda guerra mondiale

Lo scoppio del conflitto determina una pagina nera nella storia del mondo e anche della città di Napoli. La Wehrmacht sequestra lo Stadio Collana e lo utilizza come campo di concentramento per la reclusione, l’uccisione e la tortura dei partigiani. In particolare, ospita tristemente i cadaveri dei ribelli insorti durante le Quattro Giornate di Napoli, motivo per cui, fra l’altro, non poco distante, sorge la famosa piazza del Vomero “Quattro Giornate”. Sconfitti i tedeschi, gli americani utilizzeranno il luogo come deposito di merci e armi.

Di nuovo stadio principale del Napoli

Dal 1946 al 1959, data di costruzione dell’odierno Stadio Diego Armando Maradona, al secolo Stadio San Paolo, il Collana torna ad ospitare il Napoli. Ma ben presto purtroppo, si rivelerà la sua inadeguatezza ai tempi.
Infatti il volume dei tifosi aumenta sempre di più e la struttura dello stadio non riesce più a reggere il flusso del pubblico. Al punto che nel 1946, durante la partita Napoli-Bari l’albanese, al primo gol di Lushta con la maglia del Napoli, si verifica un increscioso evento. Nell’esultanza dello stadio, la tribuna crolla al suolo, provocando 114 feriti ma per fortuna nessun morto, evitando di finire così in tragedia.

Ancora l’inadeguatezza dello stadio si dimostra nel 1955 quando durante Napoli-Bologna, con l’invasione di campo di alcuni ultras. Inferociti del rigore assegnato dall’arbitro, questi provocano una rissa con 160 feriti e contusi, di cui otto in gravi condizioni.

Achille Lauro, presidente della società, dà così incarico di far costruire lo Stadio del Sole. Quello che diventerà poi Stadio San Paolo e poi ancora Stadio Diego Armando Maradona.

Internapoli e Campania allo stadio Collana

Negli anni ’70 vengono abbattute le curve e i posti a sedere diminuiscono da 15.000 a 12.000, anche per ragioni di sicurezza.
Lo Stadio ospiterà la carriera della squadra Internapoli (raccogliendo fino a 6.000 abbonati e giocatori come Chinaglia e Wilson), spesso vicina a entrare in sere B.
Negli anni ’80 giocherà al Vomero la squadra Campania, anch’essa vicina più volte a toccare la serie B e all’interno della quale squadra comincia la carriera l’allenatore Claudio Ranieri.

Lentamente, però, come spesso accade, lo stadio non viene più ristrutturato e viene lasciato all’incuria, al disuso e al degrado.

Altri sport trovano una casa temporanea al Vomero, come atletica, pattinaggio, tennis. All’interno si trova una palestra, uno spazio per la ginnastica artistica e la pole dance, il ballo e un campo da volley, che rendono il Collana uno stadio polivalente.
Dal 2017 rimane chiuso per inagibilità.
Riaprirà solo nel 2020 grazie alla ristrutturazione finanziata dalla fondazione  Cannavaro-Ferrara.

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