Palazzo Reale, la storia delle statue dei Re di Napoli

  • di Sara Cimmi
  • 4 anni fa
  • Napoli
  • 1

Nella grande Piazza Plebiscito. la piazza principale della città di Napoli, si può notare la facciata principale del maestoso Palazzo Reale, una straordinaria testimonianza di arte e bellezza costruita agli inizi del 1600 dall’architetto Domenico Fontana.

L’architetto Fontana, ritenuto all’epoca uno dei più prestigiosi del mondo, tramite il suo progetto, donò al palazzo una funzione più di rappresentanza che di residenza fortificata, a testimoniarlo anche gli interni che furono decorati con opere pittoriche di Battistello Caracciolo, Belisario Corenzio Giovanni Balducci.

Un susseguirsi di reali

Il Palazzo Reale di Napoli ospitò i vicerè spagnoli per oltre 150 anni, la sua costruzione infatti fu voluta da Fernando Ruiz de Castro, viceré del regno di Napoli, per ospitare Filippo III d’Asburgo, re di Spagna, per una sua imminente visita. La visita non avvenne mai ma ormai Napoli vantava una fortezza di inestimabile valore dalla posizione perfetta per la fuga in caso di attacco nemico.

In seguito ai vicerè spagnoli, ci fu Carlo di Borbone, che conquistò Napoli nel 1974 che utilizzò il palazzo come residenza reale. Una vota insediato nel palazzo, Carlo di Borbone decise di rinnovare le decorazioni marmoriche e pittoriche in stile barocco ed affidò il progetto a Francesco De Mura e Antonio Vaccaro.

Con l’Unita d’Italia, fu la volta dei Savoia, anche se i reali abitarono all’interno del Palazzo Reale soltanto saltuariamente. Nel 1888 re Umberto I incaricò l’architetto Luigi Vanvitelli di compiere alcune modifiche alla struttura del Palazzo, tra cui, la chiusura  delle 19 arcate presenti sulla facciata principale. Da queste, l’architetto Vanvitelli ricavò ben otto nicchie che il re volle riempire con delle statue.

Le otto statue dei Re di Napoli

Sulla facciata d’ingresso del Palazzo Reale, quella che guarda la basilica di San Francesco di Paola, possiamo scorgere otto nicchie, riempite da altrettante statue, raffiguranti i capostipiti reali che diedero lustro alla città di Napoli.

Se guardiamo la facciata con alle spalle la basilica, da sinistra verso destra  notiamo in ordine le seguenti statue:

  • Ruggiero II il Normanno, eseguita da Emilio Franceschi.
  • Federico II di Svevia  creata da Emanuele Caggiano.
  • Carlo I d’Angiò,  ad opera di Tommaso Solari.
  • Alfonso V d’Aragona, eseguita da Achille d’Orsi
  • Carlo V d’Asburgo, capolavoro di Vincenzo Gemito.
  • Carlo III, ad  opera di Raffaele Belliazzi,
  • Il Re francese Gioacchino Murat, scolpito da Giovan Battista Amendola.
  • Vittorio Emanuele II di Savoia, re d’Italia  dal 1861 al 1878, realizzata da Francesco Jerace.

Mancano invece le statue dei Borbone, ultimi Re di Napoli.

La storiella delle otto statue del Palazzo Reale

Sembra proprio che quando furono realizzate, le statue non destarono molto entusiasmo tra i napoletani. Pare che addirittura Salvatore di Giacomo disse che le otto statue non erano ben fatte e il lavoro fu realizzato senza un reale filo conduttore.

Per tale motivo, ma anche perché si sa, la fantasia dei napoletani è molto fervida, il popolo, sfruttando la posa delle statue costruì intorno a queste una storiella che fa sorridere.
Il racconto, arrivato fino ai gironi nostri, vuole che Carlo d’Angiò, raffigurato con il dito verso il basso chiedesse: “Chi ha fatto la pipì a terra?” e Carlo III rispondesse “non sono stato io, non so niente” . Gioacchino Murat, rappresentato con fare orgoglioso, allora rispondesse ” Sono stato io, perchè?” ed infine Vittorio Emanuele, con la mano sulla spada, affermasse ” e allora te lo taglio!”

E’ raro trovare qualcuno a Napoli che non conosca questa simpatica storiella, tramandata nelle generazioni, da padre in figlio.

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