Rione Luzzatti: la storia oltre “L’Amica Geniale”

Venuto alla ribalta per le opere di Elena Ferrante, il Rione Luzzatti, come la totalità delle zone di Napoli ha una storia da raccontare.
Rientra nella periferia di Napoli, sebbene dal punto di vista geografico sia nei pressi del vero e proprio cuore, del centro direzionale e della zona della stazione centrale e di Piazza Garibaldi.

Come già abbiamo approfondito nell’articolo sulla villa di Poggioreale, la zona dove attualmente insiste il carcere, il cimitero e il rione Luzzatti, anticamente era una zona paludosa. Spesso oggetto di bonifiche.

La storia

Probabilmente la categorizzazione di periferia è più storica che geografica. La zona, infatti, nell’800 era appena fuori le mura della città e visse una seconda vita a seguito delle bonifiche volute dal deputato Emanuele Gianturco fra il 1914 e il 1925. Per il rione, anticamente, scorreva il fiume Sebeto.
Il rione prende il nome dal fautore della legge sulla costruzione delle case popolari, l’on. Luigi Luzzatti.

È situato alle spalle del Centro Direzionale e non tutti i napoletani sanno che ospitò il vecchio Stadio dove giocava il Napoli, ossia lo stadio Ascarelli (dal nome del presidente dell’associazione calcistica napoletana).

Durante il fascismo lo stadio cambiò nome in Stadio Partenopeo, dal momento che Ascarelli aveva origini ebree. Durante la seconda guerra mondiale, frequenti bombardamenti assediarono costantemente la zona, fino al progressivo abbandono dello stadio. Inoltre la zona è adiacente al cuore della zona industriale di Napoli, di conseguenza i bombardamenti furono indirizzati verso quella zona proprio per questo motivo. 

Alla fine della guerra, il rione era vuoto e le forze occupanti la città lo sequestrarono lo sfruttarono per il deposito e lo stoccaggio delle macerie cittadine.

Grazie all’intervento americano ed al Piano Marshall fu possibile ricostruire il rione ormai distrutto. Furono edificati nuovi palazzi, una volta abbattuto del tutto il vecchio stadio. Anche per questo motivo, il rione prenderà il nome Luzzatti-Ascarelli.

La densità abitativa della zona è notevole: 6000 persone in 42mila metri quadri. Non è possibile non notare immediatamente la percezione di necessità e di emergenza. 

Il miracolo

Palcoscenico di un miracolo accertato dalla Chiesa Cattolica, il Rione ha molti aneddoti da raccontare. Nel 1929, infatti, una signora che rispondeva al nome di Clotilde Fiamma, dopo l’ultima gravidanza (e dopo numerosi figli) vide peggiorare le sue condizioni al punto che ricevette anche il parroco per l’ultimo saluto. Il parroco pose sul corpo della donna un’immagine del fondatore della congregazione dei Giuseppini, Leonardo Murialdo. Nei giorni seguenti, inaspettatamente e senza apparente motivo, la donna ritornò in salute. I medici convocati a spiegare l’accaduto non ne furono in grado, motivo per cui la Chiesa accertò il miracolo per intercessione di San Leonardo Murialdo.

La scuola e la biblioteca

I fondi stanziati dal Piano Marshall permisero anche la ricostruzione della scuola del Rione che prese il nome di “Quattro Giornate”, in memoria della ribellione dei napoletani contro le forze nazi fasciste che occupavano il paese.

Viene riservata un’attenzione particolare, nella tetralogia della Ferrante e nella serie tv, alla Biblioteca Popolare Circolante. Essa deve il suo nome al professor Agostino Collina, che la istituì e la seguì nel 1949. Una curiosità: è a questa figura che si ipira il personaggio di  Maestro Ferraro nella serie tv. Promotore instancabile di libri e cultura, organizzava gare di lettura, promuovendo la libera circolazione del sapere. 

Oggi

Purtroppo oggi, come è possibile notare anche nella serie de La vita bugiarda degli adulti, il rione ospita una presenza radicata dei clan camorristici. Le strade sono teatro di prostituzione e spaccio di droga. Le luci dei riflettori che la recente scoperta letteraria di Elena Ferrante, ha proiettato sulla zona ha aiutato a riqualificare un po’ la zona, ma in maniera assolutamente marginale e non sufficiente. In più le luci dei riflettori hanno un grande difetto: dopo poco si spengono.

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