Dismissione di fari inutilizzati: cosa ci guadagna lo Stato e perché.

Da tempo i giornali, come ogni altra fonte ufficiale di notizie, riservano molto spazio all’argomento “dismissione beni pubblici in disuso”, e a tutto l’impegno messo dal Governo per portare a termine tale progetto.

Ma di cosa si tratta realmente?

Ebbene, com’è ormai tristemente noto, la situazione economica dell’Italia non è delle più felici e lo stallo, chiamiamolo così, in cui si trovano alcuni immobili pubblici, di certo non aiuta le casse di uno stato, che non riceve più alcun “beneficio” da tali strutture, che per un motivo o per un altro, hanno smesso di essere utilizzate restando pero “sfruttabili”

Da qui l’introduzione all’interno del decreto Sblocca Italia di misure drastiche e particolarmente urgenti, mirate alla valorizzazione di tali beni: manovra che potrebbe portare alla riduzione del debito pubblico del nostro paese, di ben  2,1 miliardi di euro in tre anni.

Tale manovra, che interessa più di 1.700 immobili statali, ha aperto le porte ai privati prima delle vecchie caserme, poi delle scuole, teatri, e ora sembra proprio che tocchi ai vecchi fari, scelti tra le tante strutture per il fascino, che da sempre esercitano non soltanto sui turisti.

L’idea per tale progetto sarebbe stata ispirata non soltanto dall’esempio proveniente dall’estero, dove ormai da molto tempo alcuni fari sono stati affidati alla gestione dei privati, ma anche dal risultato di “un esperimento” condotto in Sardegna, precisamente a Domus de Maria,dove il faro di Capo Spartivento  è stato convertito in una guest house di lusso, che ogni anno accoglie un numero ingente di turisti.

Più che intenzionato a seguire tale fruttuosa strada, l’Agenzia del Demanio sembra essere prossimo alla pubblicazione sia  dei bandi per l’assegnazione ai privati dei fari in disuso,per un tempo non inferiore ai 50 anni,  che la lista dei “fari in affitto”, che dovrebbe comprendere anche il faro dell’isola dell’Elba e quello delle isole Eolie.

Che questa sia una delle carte da giocare per poter realmente uscire dalla crisi? Solo il tempo potrà dirlo.

Di certo però, sfruttare quello che da tempo non viene più utilizzato, non può di certo essere considerata una cattiva idea.

 

 

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