Riviera di Chiaia: luogo simbolo della città di Napoli

  • di Simona Vitagliano
  • 4 anni fa
  • Napoli
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Pensateci: dov’è che portate gli amici provenienti da altre città, quando vengono a trovarvi a Napoli?

Ovviamente alla Riviera di Chiaia!

La Villa Comunale, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, lo shopping d’élite e l’aria di mare sono soltanto alcuni dei punti di forza di questa zona simbolo della nostra grande metropoli.

La Riviera comincia da Piazza Vittoria e si inoltra fino a Piazza della Repubblica, camminando parallela al Lungomare Caracciolo e concludendosi, infine, al Palazzo della Torretta, da dove è possibile muoversi, poi, verso Mergellina o Fuorigrotta : lungo il suo perimetro è facile incantarsi a scorgere tutti i preziosi dettagli dei palazzi nobiliari che le sorgono tutto intorno; per un attimo sembra quasi di trovarsi in un altro momento della storia.

 

Pillole di storia

Non ci inerpichiamo nell’impresa impossibile di raccontare l’intera storia di Chiaia perché sarebbe davvero arduo riassumerla in poche righe: va detto, però, che un tempo la via odierna non esisteva, perché c’erano soltanto mare e spiaggia, zona dove approdarono i Greci quando costituirono il primo insediamento di Partenope (sul monte Echia); siamo, più o meno, intorno al X o IX secolo a.C.

Nel V secolo a.C., altri coloni fondarono – su un altopiano che si lanciava in mare – Neapolis, la città nuova, rinchiudendola all’interno delle famose mura: la città vecchia, col tempo, sparì proprio come quel pezzetto di litoranea e cominciarono anche le prime invasioni ed occupazioni del territorio ad opera di Romani, Goti, Bizantini, Normanni e Svevi, Francesi angioini e Aragonesi e Spagnoli.

La via costiera lato occidentale (all’incirca l’odierna Via Cavallerizza a Chiaia) venne inizialmente utilizzata a scopi militari (permetteva di raggiungere velocemente Pozzuoli attraverso la Crypta Neapolitana, la grotta scavata sotto la collina di Posillipo da Lucio Cocceio Aucto) ma, successivamente, anche per usi civili, diventando assiduamente frequentata a partire dal periodo angioino, poiché la Corte della dinastia francese amava particolarmente le Terme di Lucrino e Baia e vi si recava, quindi, molto spesso.

La zona prese il nome di “Riparia” – dal latino ripa, cioè riva – nel Medioevo; da plaga (terra o spiaggia) derivò, poi, anche il catalano platja o il castigliano playa, deformato in Chiaja: in epoca vicereale si parlava già di “Chiaja”, nacque un piccolo borgo extra moenia intorno a quella che oggi è Via Chiaia (un tempo si pensa addirittura il letto di un fiume o, comunque un vallone, antico alveo di acque piovane) e, con la costruzione del nuovo palazzo vicereale (l’odierno Palazzo Reale), tutta l’aristocrazia napoletana vi si trasferì per stare il più possibile vicino alla Corte; da lì sorsero i grandi palazzi e i meravigliosi giardini che costellano ancora la zona, coinvolgendo anche Toledo. Un iter, quello dell’urbanizzazione, che veniva favorito anche dal progressivo ritiro del mare.

Non ci volle molto perché i napoletani vedessero sorgere anche la Torretta, una torre di avvistamento e di presidio militare: era il 1564 e fu fortemente voluta dal viceré duca di Alcalà dopo una incursione dei Saraceni.
Nel frattempo, l’allargarsi della zona asciutta faceva anche sì che il circondario diventasse luogo di residenza dei tanti pescatori che lì arenavano le proprie barche; con il tempo fecero la loro comparsa anche locali, osterie, taverne.
Una prima “ristrutturazione” con piantumazione di salici per creare l’ombra e la posa di grandi pietre a forgiatura di un selciato si deve al vicerè Luis Francisco dela Cerda y Aragon, duca di Medinaceli, a fine Seicento; ma si dovette attendere i Borbone per un risultato definitivo e più simile a quello che ci è oggi familiare.

Un secolo dopo, infatti, nel 1780, Ferdinando IV di Borbone fece realizzare un grande giardino urbano, il “Real Passeggio di Chiaia“, affidandone il progetto al figlio di Luigi Vanvitelli, Carlo: si estendeva per oltre un chilometro lungo la costa ed era un tripudio di alberi e piante, ma anche sculture e statue romane e neoclassiche. Da lì la vera estensione del Borgo di Chiaia, con la costruzione, nell’Ottocento, di altri palazzi e ville delle grandi casate nobiliari.

Nel frattempo, l’antico isolotto di San Leonardo era anche stato inglobato alla terraferma dando vita a quella che oggi è la Rotonda Diaz.

Ai tempi dei Borbone, però, la costa era ancora terra dei luciani, i pescatori di Santa Lucia e di Mergellina, fedelissimi ai re.

Con l’Unità d’Italia, avvenne, poi, la definitiva costruzione del quartiere di Chiaia: nuove strade e nuovi edifici.

Il Real Passeggio venne ampliato e si trasformò nella Villa Comunale, venne inaugurata la prima linea tramviaria napoletana (con trazione a cavalli, poi sostituiti a fine secolo dal sistema di mobilità a vapore e, infine, da quello elettrico) e, con il Risanamento (fine XIX secolo) e l’inizio del Novecento, avvenne la famosa colmata a mare che dette i natali a Via Caracciolo.

 

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