I quattro palazzi: curiosità sulla celebre piazza di Napoli

  • di Simona Vitagliano
  • 5 anni fa
  • Napoli
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Ci sono molti luoghi di Napoli che vengono identificati in maniera completamente diversa dalla toponomastica ufficiale, alla maniera partenopea: ad esempio, quando si parla d‘e quatto palazze, ci si riferisce a Piazza Nicola Amore, quel pezzo di città ubicato nel centro storico lungo il Corso Umberto I, all’incrocio con Via Duomo, che ospita proprio quattro edifici identici che si affacciano sul suo perimetro.

Struttura

La piazza ha una fisionomia singolare perché è proprio sulla sua pianta circolare che si modellano le facciate dei quattro palazzi che sorgono intorno. Questi edifici, in particolare, rispecchiano l’edilizia neorinascimentale che caratterizza tutto il corso, fino a Piazza Garibaldi, e appaiono importanti e monumentali ma un po’ tarchiati e pesanti: i portali sono tutti affiancati da due coppie di telamoni (sculture maschili che fanno da sostegno strutturale o decorativo, un po’ come fossero colonne) che ne accentuano i tratti imponenti e, inoltre, i palazzi posti a nord-ovest e sud-est possiedono anche un cortile interno coperto da una struttura in vetro e ferro che permette l’accesso anche dalle strade retrostanti (Piazzetta Arcangelo Scacchi e Via Renovella).

La zona è stata interessata anche da ritrovamenti archeologici, completamente conformi a quell’ubicazione a ridosso del porto che è sempre stato attivissimo sin dall’epoca di greci e romani: i primi reperti sono apparsi proprio durante la fondazione durante il Risanamento e, con il tempo, ci si è resi conto che lì sotto giace un vero e proprio tesoro immenso, dormiente da millenni. Tra questi, una Nike ed un tempio di età imperiale (più o meno 2 d.C.): sarà tutto visibile nella stazione progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas, che vedrà anche una cupola vitrea e metallica che lascerà intravedere queste meraviglie dal centro della piazza; verrà chiamata “lanterna magica“.

Un po’ di storia

La piazza è nata proprio durante i lavori del Risanamento (1880), in un’area dove un tempo esisteva Piazza della Sellaria o del Pendino, con una conformazione stretta e lunga, che ospitava la fontana della Sellaria (ora sita nella Piazzetta del Grande Archivio) e la cinquecentesca fontana di Atlante (ad oggi scomparsa).

Inizialmente, la piazza avrebbe dovuto intitolarsi al Primo Ministro Agostino Depretis, ma ci fu uno scambio di toponomastica che vide Via Nicola Amore interscambiare il proprio nome con quello scelto per il luogo, cosicché si ebbe, infatti, una Via Depretis.

Nicola Amore, tra l’altro, era stato proprio il sindaco che, secondo lo stesso Depretis, aveva promosso i lavori per “sventrare Napoli”.

Un altro cambio di piani arrivò anche per la collocazione della fontana del Nettuno che, nel 1896, era stato stabilito che venisse posta qui: una scelta che non poté mai concretizzarsi per problemi tecnici; si optò, quindi, per una statua in marmo raffigurante il sindaco che venne inaugurata solo nel 1904; da lì, lo scambio di toponomastica citato in precedenza.

Ma la pace non ha mai fatto parte del destino di questa piazza, da tanti anni ancora oggi interessata dai cantieri per la metropolitana la cui stazione-museo dovrebbe essere inaugurata nel 2020. La statua, infatti, fu spostata in Piazza Vittoria per eliminare qualunque ostacolo lungo il rettilineo che avrebbe percorso Hitler il 5 Maggio 1938 in occasione della sua rassegna alla Regia Marina nel golfo di Napoli (una grande parata navale); non ritornò mai più al suo posto ed il suo “buco” venne riempito prima con una coppa giratoria e poi con una semplice aiuola fiorita.

 

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