Museo Nazionale di Pietrarsa: una visita nel passato di Napoli

  • di Sara Cimmi
  • 3 anni fa
  • Napoli
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Situato nelle adiacenze di Portici, il Museo Nazionale di Pietrarsa sorge nei padiglioni che una volta erano gli spazi del Real Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive fondato da Ferdinando II di Borbone nel 1840.

Il luogo che una volta accoglieva quello che fu il primo polo industriale italiano è ora uno dei musei ferroviari più ricchi ed importanti d’Europa.

Oggi, vogliamo raccontarvi del progetto d’indipendenza di Ferdinando II, della prima tratta ferroviaria d’Italia e di come, già nel 1840, la città di Napoli era simbolo di tecnologia e modernità.

La storia

In un periodo storico in cui potenze estere come Francia ed Inghilterra, puntavano a mettere le mani sul Meridione, Ferdinando II penso che il modo per rendere indipendente economicamente il Regno delle due Sicilie era quello di realizzare strutture modernissime, capaci di creare eccellenze in ambiti tecnologici e scientifici.

Tra le tante idee che aveva il sovrano, decise tra tutte di investire sulle ferrovie: nuove frontiere per la comunicazione, simbolo di modernità e tecnologia.

Dopo l’inaugurazione nel 1839 della prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici, Ferdinando acquisto un vasto spazio proprio in zona Portici dove costruì um impianto immenso: il Real Opificio Borbonico di Pietrarsa. Qui, Napoli avrebbe potuto riparare e costruire locomotive di alta ingegneria senza doversi affidare a fabbriche francesi o inglesi che all’epoca erano le iuniche in grado di riparare questi nuovi mezzi di locomozione.

Già dai primi anni di attività, il Real Opificio ebbe richieste di acquisto per i nuovi mezzi tecnologici, i primi stranieri ad acquistare furono proprio i piemontesi che richiesero ben 7 locomotive per realizzare la ferrovia Torino-Moncalieri.

Un progetto avanguardistico

La fabbrica di Pietrarsa fu costruita secondo dei parametri d’eccellenza in modo tale da garantire unì’ottima qualità del lavoro per gli operai e preservare la qualità dei macchinari.

Dai 200 operai iniziali nel 1842, nel giro di dieci anni , lo stabilimento quadruplicò le sue dimenisioni fino ad arrivare a dare lavoro a ben 1500 persone.

Un caso unico nella sotria d’Italia se si conta che la Ansaldo contava soltanto 480 operai e la FIAT sarebbe nata soltanto cinquant’anni dopo. Inoltre, gli stipendi percepiti dagli operai di Pietrarsa permettevano, con sole otto ore di lavoro, di mantenere dignitosamente la propria famiglia e di percepire una pensione statale, primo caso in Italia.

Una realtà nuova e idilliaca che però chiaramente non durò a lungo soprattuto a causa degli interessi delle fabbriche del nord. Dal 1863 e nei successivi trent’anni le commesse che una volta erano di Pietrarsa passarono all’Ansaldo con il conseguente licenziamento della maggior parte degli operai. Portici contava ormai soltanto 100 operai addetti alla riparazione delle locomotive, nel 1975 l’impianto venne abbandonato.

Il museo di Pietrarsa

Più di cent’anni di attività cancellati dall’avidità degli uomini, lasciarono un vuoto talmente grande nello stabilimento di Pietrarsa, tanto che, nel 1977, due anni dopo l’abbandono dello stabilimento, il consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato decise di deliberare la costruzione di un museo negli antichi padiglioni industriali.

Un modo per tutelare e rendere omaggio alla storia dei treni a vapore e alla passione e allo sforzo di migliaia di operai che per decenni avevano dato tutti loro stessi nella costruzione dei giganti d’acciaio.

Il museo venne inaugurato nel 1989, in occasione dei centocinquant’anni delle Ferrovie dello Stato e tutt’oggi si presenta come uno spazio maestoso e silenzioso, testimone della grandezza e dell’unicità che fu una volta la città di Portici.

Un posto ricco di storia dove è possibile visitare svariati tipi di locomotive e di carrozze da quella reale a quelle di terza classe.

Il museo è facilmente raggiungibile in treno da Napoli, scendendo alla fermata Pietrarsa- San Giorgio a Cremano, Da un paio di anni le ferrovie dello Stato danno la possibilità di raggiungere il museo viaggiando in un treno storico così da essere subito avvolti dalla magia di Pietrarsa.

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