La Statua del Nilo e il Corpo di Napoli: storia e curiosità

  • di Valentina Capone
  • 2 anni fa
  • Napoli
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In pieno centro storico, sorge una delle piazzette più conosciute del capoluogo partenopeo, largo Corpo di Napoli. Più nello specifico, è situata in posizione centrale rispetto al decumano inferiore, a pochi passi da Piazza San Domenico Maggiore. Al suo interno si trovano numerosi edifici e monumenti storici, tra cui la statua del Dio Nilo, un’opera straordinaria realizzata da un autore ignoto. 

Largo Corpo di Napoli 

Il Largo Corpo di Napoli è una piccola piazzetta situata a pochi passi da Piazza San Domenico Maggiore e Piazzetta Nilo. Si tratta di un vero e proprio punto di snodo del centro storico di Napoli, caratterizzato dalla presenza di molti monumenti ed edifici storici. Tra questi, sono da menzionare Palazzo Carafa di Montorio, Palazzo del Panormita e la chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli. 

Nella piazza, inoltre, è possibile trovare affissa alla parete una statua di Maradona, adornata con ciocche di capelli e fotografie del calciatore. Tuttavia, l’opera più particolare che si può ammirare nel largo è rappresentata senza dubbio dalla Statua del Dio Nilo. 

Statua del Dio Nilo 

La scultura marmorea del Dio Nilo risale all’epoca greco-romana. Più precisamente, la sua origine è datata tra il II e III secolo d.C. In questo arco temporale, l’area era abitata da numerosi egiziani di Alessandria, i quali si organizzarono in colonie chiamate nilesi, in onore del Nilo. Furono proprio loro ad erigere la statua. 

Dopo secoli di oblio, la statua venne ritrovata senza testa nella metà del XII secolo, così come riportato nelle opere di Camillo Tutini e Giovanni Antonio Summonte. Nonostante il ritrovamento, però, la scultura venne nuovamente abbandonata. 

Venne riportata alla luce ancora una volta nel XV secolo, secondo Bartolommeo Caoasso, durante dei lavori di demolizione di antichi edifici. Inizialmente, il mancato rinvenimento della testa, fece pensare di essere di fronte ad una statua femminile, data la presenza di piccoli putti. In realtà, come descritto nell’opera Cronaca di Partenope e dalla Descrittione dei luoghi antichi di Napoli del 1549 di Benedetto De Falco, la scultura rappresenta la città madre che allatta i figli. Da qui deriva il nome corpo ‘e Napule. Angelo Di Costanzo, invece, ritiene che la statua un’immagine del Nilo. 

Nel 1657 la scultura, dopo esser stata restaurata, venne integrata con la testa di un uomo barbuto. Inoltre, venne sostituito anche il braccio destro e venne adagiata su un basamento, sulla quale venne posta anche un’epigrafe. Quest’ultima venne sostituita nel 1734, a seguito di danneggiamenti, con una nuova scritta realizzata dall’erudito Matteo Egizio, che ancora oggi campeggia sulla scultura. 
Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo vennero apportati ulteriori restauri. In particolare, lo scultore Angelo Viva, descrivendo la statua ridotta a “monco di busto”, decise di ricostruirne le membra e gli elementi decorativi. 

Nel ‘900, dopo la seconda guerra mondiale, vennero rubati è staccati dalla scultura alcuni elementi, tra cui due putti e la testa della sfinge del blocco di marmo, la quale è stata ritrovata solo pochi anni fa, nel 2013, in Austria, dal Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri. 
Proprio il ritrovamento dell’elemento trafugato, spinse le autorità a ricostituire i piani di restauro della statua, che venne avviato nel 2014 e si concluse a novembre dello stesso anno. L’inaugurazione della nuova statua si ebbe il 15 novembre 2014.

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