La leggenda dell’antro della Sibilla Cumana

  • di Valentina Capone
  • 2 anni fa
  • Napoli
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Nei meandri del glorioso passato della Campania Felix, ricopre molta importanza la Sibilla Cumana. Oggi la sua importanza è perlopiù relativa al valore storico che ricopre, ma un tempo la popolazione ci si affidava totalmente, confidando nei responsi che la Sibilla stessa dava per le domande che le venivano poste. Per questo motivo l’antro della Sibilla Cumana, nella zona di Cuma, ricopre tutt’oggi un ruolo molto importante, con il suo fascino che è un misto di bellezza e sacralità. Comunque sia, l’antro della Sibilla Cumana, si trova nei pressi del Lago d’Averno, nel Parco Archeologico di Cuma ed è importante addentrarvisi per respirare l’atmosfera e l’importanza del passato.

Le origini della Sibilla Cumana

In sostanza l’antro della Sibilla Cumana si presenta come una sorta di galleria trasformata in criptoportico, collegato all’area esterna dell’Acropoli romana. L’antro venne realizzato appunto dagli antichi romani, per ospitare la Sibilla Cumana, una figura leggendaria le cui origini si perdono nei tempi. Secondo la leggenda la Sibilla era una giovane donna greca di straordinaria bellezza, di cui si invaghì perdutamente il dio Apollo. Questi, per entrare nelle grazie della giovane le chiese di diventare profetessa ed arrivò a farle il dono dell’immortalità. Tuttavia l’immortalità non sortiva effetti sulla giovinezza; pertanto dopo alcuni anni, la giovane cominciò ad invecchiare, fino a diventare sempre più piccola e, secondo la leggenda, si rimpicciolì al punto tale da sparire: di lei rimase solo la voce. Pare che per spezzare l’incantesimo fosse stato necessario gettare all’interno dell’antro, un pugno della terra natìa della donna.

L’importanza della Sibilla

Altre fonti riportano invece qualcosa di leggermente diverso. La Sibilla sarebbe stata una vergine con il dono della preveggenza che, di volta in volta avrebbe scelto degli antri tetri per farne il proprio luogo di vita e da cui effettuare le preveggenze. Per gli antichi, la Sibilla era di fondamentale importaza. Essi erano soliti chiedere responsi e previsioni, in vista di una scelta importante o di una prospettiva; tante volte furono anche gli stessi soldati romani che chiedevano alla Sibilla se sarebbero tornati vivi dalle guerre. I questuanti, ossia coloro che ponevano le domande alla Sibilla si recavano nell’antro, che veniva opportunamente illuminato con candele per creare un’atmosfera spirituale. Lì, al cospetto della Sibilla potevano porle la domanda e la Sibilla, dopo aver ascoltato compiva un rituale preciso, che consisteva nell’immersione in una delle tre vasche allora presenti nell’antro. Questa cerimonia di purificazione serviva alla Sibilla per prepararsi ad interrogare l’oracolo ed emettere un verdetto.

La Sibilla nella cultura: tra realtà e leggenda

Il primo a menzionare questo luogo fu il sommo poeta Virgilio che, nel VI libo dell’Eneide parla dell’incontro tra Enea e la Sibilla in questo antro nei pressi del Lago d’Averno. Questo è uno dei primi elementi che fa pensare ad una Sibilla esistita sul serio, che avesse davvero l’antro come luogo in cui espletava i suoi verdetti. Per le popolazioni dell’epoca d’altronde, il verdetto della Sibilla Cumana era una verità assoluta, in quanto la credenza nel mito era molto forte. Al di là dell’aspetto leggendario, le donne che diventavano Sibilla, erano delle vergini che venivano destinate all’oracolo e che, prima del rituale, erano solite mangiare foglie d’alloro per entrare in uno stato di trance, oppure sedevano nei pressi di una spaccatura del terreno da dove potevano inalare i fumi vulcanici.

Oltre il mito

Tuttavia, ci sono anche degli archeologi che sostengono che la struttura, conosciuta come antro della Sibilla Cumana, in realtà non era destinata a tale uso. Secondo costoro infatti, l’antro era semplicemente una struttura difensiva: un tunnel in grado di collegare la città di Cuma agli altri avamposti strategici della zona. All’interno però, c’è la cosiddetta sala dell’oracolo, la quale non produce sbocchi, ed effettivamente si presta maggormente ad un luogo in cui è di scena la sacralità. Strutturalmente l’antro si presenta come un lungo corridoio di circa 131 metri, con dei bracci laterali in cui sono presenti molte forature che permettono l’ingresso della luce. Attualmente, dopo qualche anno di sostanziale degrado e dopo l’attenzione di mass media e associazioni per la cura del territorio, l’antro della Sibilla Cumana è ritornato ad avere un ruolo centrale e a fungere da attrattiva turistica.

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