La Chiesa dei Santi Severino e Sossio: una perla nel cuori di Napoli

  • di Domenico Modola
  • 3 anni fa
  • Napoli
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Il Complesso Monastico dei Santi Severino e Sossio non è soltato una delle innumerevoli chiese che impreziosiscono il centro storico di Napoli, ma ha anche un valore storico preciso e ben radicato nel tempo. La chiesa, attualmente sede di un archivio di stato, è situata nel cuore della città, in via Bartolomeo Capasso, alle spalle dell’Università Federico II. Viene identificata anche come complesso monastico, perchè al suo interno ci sono ben quattro chiostri e due chiese; di quest’ultime, una è intitolata ai Santi Severino e Sossio e l’altra è definita chiesa inferiore, ed attualmente non è visitabile.

Chiesa dei Santi Severino e Sossio: la fondazione

Il complesso monastico, così come si presenta oggi, venne costruito nel X secolo per volere dei frati benedettini, con l’intento di creare un valido rifugio per sfuggire le continue incursioni dei saraceni. Prima di allora infatti, i frati benedettini avevano la propria sede monastica nella zona di Pizzofalcone, che nonosante fosse posta in collina, era ritenuta più pericolosa, facilmente accessibile per le razzie saracene. Precisamente, nell’anno 846 d.C. venne realizzata una chiesa, allo scopo di accogliere le spoglie dei Santi Severino e Sossio. Nel 902 arrivarono le spoglie di San Severino, mentre quelle di San Sossio vi giunsero più tardi.

La chiesa nel corso dei secoli

La chiesa dei Santi Severino e Sossio rimase pressoché uguale negli anni, almeno fino al 1490, quando venne ristrutturata per la prima volta. Per volere di Giovanni Donadio, detto il Mormando, si gettarono le basi per la chiesa così come la conosciamo oggi. I lavori terminarono però, dopo circa un secolo da quella data. Successivamente la struttura del complesso monastico venne sinistrata da importanti terremoti, nel 1688 e nel 1731. Per riparare i danni provocati dal sisma, venne convocato Giovan Battista Nauclerio, architetto tra i più in voga nel ‘700, il quale intervenne sulla stabilità e la resistenza della chiesa. A lui si attribuisce la ristrutturazione della volta e della parete superiore. Con questi lavori, il complesso monastico dei Santi Severino e Sossio divenne imponente, tanto da essere considerato, per lungo tempo, uno dei più grandi complessi religiosi di tutta Napoli. Inoltre, con il trasferimento dei monaci benedettini, il complesso venne impreziosito anche da numerose opere, libri ed orpelli, che i benedettini si portarono dietro dalle loro precedenti sedi.

L’interno della chiesa

Nonostante lo stato di parziale incuria, la chiesa dei Santi Severino e Sossio è di una bellezza rara. In questo luogo sono ben chiari i segni del passato. La navata presenta un pavimento fatto con marmi pregiati e risalente al XVI secolo, ottenuti grazie al riutilizzo di materiali ricavati dall’epoca romana, mentre altri sembra provenissero dalla Spagna e dall’Impero Ottomano. Il pavimento è sicuramente una delle parti più preziose dell’intero complesso, sia per il valore artistico che quello storico. Camminando infatti, si possono scorgere numerose lastre sepolcrali, dedicate a persone che hanno contribuito in vari modi alla costruzione od alla promozione di quella chiesa e che lì vennero sepolti. L’interno presenta una pianta a croce latina, consistente in una sola navata con abside rettangolare e soffitto a volte. A lato ci sono delle cappelle: sette sulla navata ed altre nel transetto.

Gli affreschi e le altre opere d’arte

La volta della chiesa dei Santi Severino e Sossio è riccamente affrescata ed è di una bellezza particolare. Gli affreschi furono realizzati dall’artista Francesco De Mura, autore anche di un altro dipinto posto all’entrata del complesso, il “Convito in casa del fariseo”. Il De Mura divenne celebre come colui che portò lo stile rococò a Napoli; quello sfarzo e quell’eccesso sono ben visibili nella volta della chiesa. L’altare maggiore e la balaustra invece, furono realizzate da Cosimo Fanzago, altro celebre artista famoso a Napoli. Sul retro dell’altare maggiore c’è invece un coro ligneo realizzato nel 1570. A sinistra della chiesa poi, vi è il transetto che ospita i sepolcri di Vincenzo Carafa e Michelangelo Naccherino. Tra le cappelle spiccano quella dedicata ai Medici di Gragnano, la cappella di Sanseverino e quella di Girolamo Gesualdo. La cappella Sanseverino fu realizzata nel 1539 per volere di Ippolita De Monti, moglie di Ugo Sanseverino, dall’artista Giovanni Merliani da Nola.

La sacrestia

Anche la sacrestia di questa chiesa rientra nel novero delle sue bellezze. Sia la volta che le pareti sono affrescate con opere suggestive, realizzate da Onofrio De Lione. Il ciclo degli affreschi riguarda il Vecchio Testamento con vari momenti ripresi dalle Sacre Scritture. Gli arredi in legno risalgono al XVI e XVII secolo e sono finemente decorati. Qui purtroppo alcune opere, tra cui i dipinti, hanno retto male il peso degli anni e si presentano in uno stato di conservazine non ottimale.

I quattro chiostri

Il compesso monastico dei Santi Severino e Sossio presenta quattro chiostri: Il chiostro del platano, il chiostro quadrato, quello del noviziato e quello piccolo. Il chiostro del platano è delimitato da arcate preziosamente arredate e prende il nome da un antico platano piantato al centro; il chiostro quadrato è delimitato da 24 colonne in marmo di Carrara ed ha al centro una statua di Michelangelo Naccherino; il chiostro del noviziato è a pianta rettangolare e si impone su trenta arcate; l’ultimo chiostro, il piccolo fornisce invece, l’ingresso in una porta secondaria. Insomma, la chiesa dei Santi Severino e Sossio è di rara bellezza e sicuramente, lontana dal turismo di massa. Per questo motivo, una visita a questo complesso è d’obbligo.

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