Il complesso dell’Eremo dei Camaldoli: un affaccio su Napoli

  • di Danilo Di Tuoro
  • 3 anni fa
  • Napoli
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Napoli è una città molto suggestiva piena di scorci unici al mondo e con un’urbanistica molto particolare.

Oltre al famosissimo lungomare di Napoli sono tantissimi i posti interessanti da visitare nella città partenopea, ogni quartiere ha le sue caratteristiche ed i suoi punti di interesse.

Oggi vogliamo uscire fuori dalla solita Napoli fatta di vicoli, centro storico e mare per spostarci più in alto, sulla collina dei Camaldoli. Un luogo immerso nel verde che regala paesaggi mozzafiato e molti monumenti interessanti tra cui l’Eremo dei Camaldoli.

Storia dell’Eremo

L’eremo venne fondato nel 1585  per volere di Giovanni D’Avalos, figlio di Alfonso d’Aragona e venne eretto lì dove prima esisteva una chiesa dedicata alla Trasfigurazione.

Il progetto dell’Eremo fu affidato a Domenico Fontana che donò alla struttura molti elementi tardo-rinascimentali. Con il passare del tempo però, il complesso, anche grazie a donazioni di nobili e fedeli, diventò sempre più grande e, nel 1792, fu completamente restaurato insieme alla chiesa.

Per il restauro furono utilizzati i vecchi appunti di Domenico Fontana dai quali, nonostante lo stile rinascimentale, si riuscirono a ricavare molti spunti barocchi.

In seguito a ben due soppressioni, una voluta da Napoleone nel 1807 ed un’altra invece voluta dai Savoia nel 1866, nel 1885 ritornò ad essere gestito dai Benedettini Camaldolesi.

Attualmente invece l’Eremo è gestito dalle suore brigidine.

La struttura

L’ingresso è caratterizzato da un grande arco che accoglie in alto, ben visibile, lo stemma dei Camaldolesi; da qui si accede alla chiesa costruita sulle rovine dell’antica cappella.

La chiesa è affiancata dalla grande torre campanaria e da una sorta di chiostro adibito a giardino suddiviso in due aree:

  • la prima area comprende le celle dei monaci;
  • la seconda area è per i visitatori e da sul belvedere che offre un’ampia e suggestiva vista sulla città di Napoli.

Alle spalle della chiesa si trovano le officine, il refettorio e aree dedicate alla ricreazione.

Tra gli altri ambienti troviamo anche una biblioteca molto ricca e ben fornita, una foresteria con 20 camere, una sala convegni, una sala per la lettura e una farmacia.

La chiesa

La chiesa oltre ad avere caratteristiche cinquecentesche presenta anche molti particolari barocchi acquisiti in seguito alla restaurazione del 1792.

L’interno è composto da una sola navata e da sei cappelle laterali. L’altare maggiore è stato progettato da Cosimo Fanzago; la volta delle navate e quella del coro presenta dipinti di Angelo Mozzillo

Molto suggestivo, il dipinto dell’Ultima Cena collocata sopra la porta d’ingresso firmato da Massimo Stanzione, mentre le opere pittoriche visibili nelle cappelle laterali sono di: 

  • Agostino Tesauro,
  • Ippolito Borghese,
  • Antiveduto Gramatica,
  • Luigi Rodriguez,
  • Fabrizio Santafede,
  • Giovanni Bernardino Azzolino,
  • Cesare Fracanzano.

Oltre alla chiesa, degna di nota è la Sala del Capitolo che contiene affreschi di Evangelista Schiano.

Un vero e proprio gioiello tardo-rinascimentale nascosto nel verde della collina dei Camaldoli che merita assolutamente una visita da parte dei più curiosi, se non altro per godere del fantastico panorama che regala il belvedere dell’Eremo.

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