Dai Borbone ai tempi nostri: Il Real Museo Mineralogico

  • di Valentina Capone
  • 2 anni fa
  • Napoli
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La millenaria storia di Napoli ha permesso il sedimentarsi sul territorio di una cultura senza confini. In ogni angolo della città è possibile imbattersi in monumenti, edifici storici e musei, tutti segni di un passato che ancora oggi attira milioni di persone provenienti da tutto il mondo.

Data la grande quantità di strutture storiche, culturali e scientifiche spesso capita di perdersi dei veri e propri gioielli a favore dei simboli più noti della città. È il caso del Real Museo Mineralogico, un museo nato nel XIX secolo, compreso all’interno del Centro Musei delle Scienze naturali e fisiche dell’Università Federico II. Quest’ultimo, a sua volta, comprende anche altre strutture importanti, come ad esempio i Musei di Zoologia, Antropologia e Fisica e il Museo di Paleontologia. 

Storia del Real Museo Mineralogico 

Il Museo Mineralogico venne fatto costruire da Ferdinando IV di Borbone all’inizio del XIX secolo, precisamente nel 1801. La struttura, nelle intenzioni del re, doveva essere un centro di ricerca scientifica e di valorizzazione delle risorse minerarie del Regno. I primi reperti vennero posizionati all’interno dell’ex biblioteca del Collegio dei Gesuiti. Ad organizzare le collezioni fu il professore di mineralogia della Federico II di allora, Giuseppe Melograni. Quest’ultimo creò due sezioni, la prima dedicata ai fossili, la seconda alla geologia. Nella parte di orittologia erano presenti principalmente fossili stranieri, mentre invece nella sezione geologica era conservata una collezione di minerali provenienti da tutta Europa, fatti arrivare in città dagli emissari del re, Vincenzo Raimondini, Carminantonio Lippi e Matteo Tondi. Oltre a Tondi, tra i mineralogisti di spicco che hanno lavorato all’interno del museo, va menzionato anche Arcangelo Scacchi. Il primo direttore della struttura, invece fu il cavalier Cadronchi. 

La storia del Museo è caratterizzata anche da una serie di curiosità. Ad esempio, nel 1848, tre anni dopo aver ospitato VII Congresso degli Scienziati italiani, la struttura fu sede della prima riunione della Camera dei Deputati, a seguito della concessione della Costituzione da parte di Ferdinando II. Nel 1860, invece, fece da seggio elettorale per le votazioni sull’annessione al Regno d’Italia. 

La struttura fu colpita dal terremoto del 1980, il quale provocò ingenti danni al pavimento del Salone, rendendo necessari dei lavori di restauro. Il museo è entrato a far parte del Centro di musei delle scienze naturali e fisiche della Federico II, di cui fanno parte anche i musei di zoologia, antropologia e paleontologia. 

Le collezioni del Real Museo Mineralogico 

Come già accennato, all’interno del Real Museo Mineralogico di Napoli si possono ammirare numerose collezioni. Tra le più particolari e importanti c’è senza dubbio la collezione Vesuviana, formata da reperti rari e meravigliosi. La collezione ha avuto inizio sin da quando il museo è stato istituito agli inizi dell’800. Nel corso del tempo però è stata notevolmente arricchita di nuovi elementi. Da menzionare la Collezione delle Medaglie coniate con la lava del Vesuvio, tra cui vanno rilevate le monete con sopra raffigurati i profili del Re Ferdinando IV e di sua moglie, Maria Carolina, e la medaglia realizzata in onore di Napoleone III, risalente al 1859.

In totale, le collezioni presenti nel museo sono sette. Oltre a quella Vesuviana e a quella Medagliere Vesuviano, ci sono anche la sezione Generale, Tufi Campani, Grossi Cristalli, Meteoriti e Strumenti Mineralogici. La Collezione dei Minerali dei Tufi Campani ebbe inizio nel 1807. Al suo interno si possono trovare alcuni elementi rari, come l’horsenite. Nella collezione delle Meteoriti si può poi ammirare un siderite trovato in Messico, precisamente a Toluca, nel 1784. 

La Collezione dei Cristalli Artificiali è invece formata da esemplari sintetizzati da Arcangelo Scacchi. Gli elementi furono addirittura premiati alle Esposizioni Universali di Londra e di Parigi, svoltesi rispettivamente nel 1862 e nel 1867. Infine, va menzionata anche la Collezione delle Pietre Dure, la quale conserva suo interno dei cammei dell’artigianato partenopeo. 

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