Chiese di Napoli: Basilica della Santissima Annunziata Maggiore

  • di Valentina Capone
  • 2 anni fa
  • Napoli
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Napoli è la città italiana con più chiese in assoluto. Il solo centro storico ne conta oltre 400. Va da sè che nel dedalo di vicoli del centro storico si annidi in ogni angolo un tesoro di storia e bellezza. Accanto a chiese monumentali ed imponenti vi si affacciano piccole chiesette poco conosciute, ma tutte sono di una bellezza incommensurabile. La grande attenzione che storicamente è stata riservata alla religione ha fatto sì che centinaia di opere adornassero questi luoghi di culto. Uno dei più interessanti è sicuramente la Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, una perla della città, forse tra le meno conosciute.

La storia della Basilica

Furono gli angioini a commissionare la realizzazione della chiesa. Per la costruzione della Basilica si dovettero demolire due chiese contigue ivi presenti: la chiesa di Sant’Antonio Abate e quella di Santa Lucia. I lavori partirono infatti intorno al XIII Secolo, grazie anche al finanziamento cospicuo della moglie di Roberto D’Angiò, la regina Sancia de Maiorca, che elargì una grossa somma per i lavori. Con tale somma poi, l’organizzazione ecclesiastica che si insediò nel complesso della Basilica, potè ottenere i fondi necessari per la gestione e l’ospitalità degli orfanelli. Negli anni poi, la struttura ricevette l’appoggio economico anche da alcuni nobili dell’epoca. Nel ‘500 invece, dei lavori straordinari consentirono una totale ristrutturazione della Basilica, la quale però non ottenne ancora l’aspetto attuale. Nel 1757 infatti, un incendio distrusse quasi del tutto l’edificio e, solo a seguito di una ricostruzione attenta, affidata a Luigi Vanvitelli e a suo figlio Carlo, la Basilica ottenne l’aspetto che conserva ancora oggi. Solo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale portarono ulteriori danni, ma con un lungo restauro interno ed esterno, la struttura tornò come nuova.

Luogo e struttura della Basilica

La Basilica della Santissima Annunziata Maggiore si trova in via Annunziata in pieno centro storico di Napoli, tra il quartiere Pendino e quello di Forcella. Essa è parte integrante di un vasto complesso che, anticamente venne concepito come ospedale, adibito a ricovero per gli orfani, ma anche usato come protezione per quelle ragazze per evitar loro le insidie del mondo esterno. Le orfane infatti venivano ospitate e cresciute, ed alla fine veniva data loro anche una dote, così da poter trovare un marito. In pratica la Basilica ed il suo complesso hanno da sempre svolto un ruolo di reintegro sociale. L’interno della chiesa è a croce latina, con una navata unica e sei cappelle laterali. Lo stile è settecentesco ed incarna perfettamente lo stile di Vanvitelli. Sono in molti a pensare, infatti che la chiesa si una delle opere vanvitelliane più riuscite. Tra le più importanti cappelle è bene citare la Cappella Carafa e la Cappella del tesoro, le meno danneggiate dall’incendio del ‘700. La cupola invece, fu realizzata da Carlo Vanvitelli ed è anch’essa degna di nota, in quanto dona alla chiesa una certa maestosità ed un’altezza di circa 67 metri.

La nascita della ruota degli esposti

La Basilica ospitava gli orfani, e questo aspetto è rimasto impresso nella cultura popolare di Napoli. Lungo via Annunziata è presente ancora un buco in cui le madri indigenti che non potevano crescere i propri figli, li consegnavano alla chiesa, inserendoli nella “ruota degli esposti”. Una pratica che consentiva ai pargoli nati in povertà o da un rapporto illegittimo, di avere comunque una vita accettabile, ma all’interno delle mura della Basilica. Tale usanza messa al bando dal governo italiano nel 1875, venne comunque praticata negli anni a venire. Se alle madri venne impedito di lasciare i neonati nel buco della Basilica, esse presero a lasciarli sui gradini antistanti. Questa pratica è stata portata avanti sino ai primi anni del ‘900 e, secondo la leggenda avrebbe contribuito ampiamente alla diffusione del cognome Esposito, assegnato a tutti gli orfanelli. Tale cognome deriverebbe proprio dal “esposto all’Annunziata”.

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