Condominio: in caso di macchie d’umido chi paga?

La vita in un condominio di certo non è facile : bisogna abituarsi a condividere gli spazi, comportarsi sempre in maniera rispettosa, imparare a tollerare alcune brutte abitudini dei vicini. Le liti “tra dirimpettai”, in un paese come l’Italia dove otto abitanti su dieci vivono in un condominio, costituiscono la maggiore fonte di problemi all’interno dello stabile stesso, e sono spesso all’ordine del giorno, con conclusioni non sempre delle migliori: secondo l’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari sono infatti più di due milioni i conflitti che finiscono di fronte al giudice di pace o al Tribunale.

Tali screzi tra vicini sono spesso motivati non soltanto da un’eventuale comportamento scorretto ( troppo rumore, odori strani ecc..), ma anche da eventi come l’apparizione di macchie d’umido all’interno degli appartamenti che, il soggetto leso, tende quasi subito ad imputare al vicino, che occupa l’appartamento in prossimità della macchia, lanciando accuse o avanzando pretese spesso immotivate: non sempre il danno è responsabilità del vicino, anche se la macchia sembra venire proprio da casa sua.

Stando a quanto deliberato dalla  Cassazione infatti, la prima cosa da fare quando si verifica la presenza di macchie d’umido all’interno del proprio appartamento, è controllare  dove si sia verificata la rottura delle tubature, in quanto il colpevole cambia  a seconda di dove si trovi la perdita:  nel caso il punto di rottura sia individuato nella diramazione del tubo, che va poi verso le singole unità immobiliari, bisognerà agire contro il singolo proprietario ( danno extracontrattuale ai sensi dell’ art. 2043 c.c.), in caso contrario invece,  sarà il condominio ad essere ritenuto responsabile.

 

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