Napoli, quando a via Toledo si scriveva la storia

Tutte le grandi città hanno le loro “arterie” stradali, quella di Napoli è Via Toledo, che è anche una delle sue principali mete turistiche.
A vederla ad oggi, brulicante di persone, negozi ed attrazioni, di certo si stenta a credere che quella sia una delle zone più antiche della città, teatro di eventi che hanno scritto la storia della capitale partenopea e dell’Italia stessa.
Voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo – a cui deve anche il nome – fu costruita nel 1536 lungo la vecchia cinta muraria occidentale, di epoca aragonese, successivamente definita “ obsoleta” rispetto alle nuove esigenze difensive, e quindi eliminata.
Asse di collegamento tra Piazza Trieste e Trento e Piazza Dante, passeggiando lungo il chilometro e due che costituisce via Toledo,  è  possibile incrociare un numero altissimo di edifici dall’indiscussa importanza storico – monumentale: il Palazzo del Banco di Napoli, la Basilica dello Spirito Santo e così via…

Gli scontri del 1848 in via Toledo
Gli scontri del 1848 in via Toledo

Prima di diventare una delle principale mete dello shopping napoletano, via Toledo è stata il teatro di numerosi scontri cruenti  tra cittadini ed”autorità”, come quello che si tenne il 15 maggio 1848, e che vide anche la costruzione di palizzate e barriere, tra i liberali napoletani, sostenitori della nuova costituzione appena entrata in vigore e i soldati di Ferdinando II, tra cui numerosi mercenari svizzeri.

Il 7 settembre del 1860 poi, dal balcone di Palazzo Doria d’Angri – che è possibile vedere entrando in via Toledo dal lato di Piazza Dante –Giuseppe Garibaldi annunciò l’ Unità d’Italia: l’evento, è stato dipinto su tela da Franz Wenzel Schwarz, in un quadro  intitolato “ L’ingresso di Garibaldi”, che è possibile ammirare in un qualsiasi libro di storia di quell’epoca, o recandosi presso il Museo Civico ci Castel Nuovo.

Al seguito di tali eventi, dal 18 ottobre del 1870 al 1980, il nome della strada fu cambiato da via Toledo a via Roma, in onore della nuova capitale del Regno d’Italia. La decisione del sindaco Paolo Emilio Imbriani però, suscitò molte reazioni contrarie tra i cittadini, che reagirono componendo un verso denigratorio che recitava :

«Nu’ ritto antico rice: tutte ‘e vie menano a Roma; Imbriani, ‘a toja è molto diversa, non mena a Roma ma mena a Aversa» (ad Aversa si trovava infatti la prima struttura manicomiale in Italia).

 

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