Il Maschio Angioino e la leggenda del coccodrillo

Castel Nuovo, meglio conosciuto come Maschio Angioino, è il castello medievale simbolo della città di Napoli, che domina il paesaggio di Piazza Municipio. La sua costruzione risale al 1266, e si deve a Carlo I d’Angiò, che salito al trono dopo la sconfitta degli Svevi vi stabilì la sua residenza, riconoscendo alla città partenopea il ruolo di capitale del regno. Durante i secoli il Maschio Angioino è stato protagonista e spettatore di diversi eventi storici e di una leggenda, che ancora oggi lo accompagna.

Il Maschio Angioino a Napoli e la nascita della fossa del coccodrillo

Nel 1343 Giovanna II ascese al trono come ultima sovrana angioina, in seguito alla morte del fratello Ladislao. Si racconta che la regina, donna dissoluta, sanguinaria e lussuriosa, ospitasse all’interno del castello amanti di ogni genere ed estrazione sociale, scelti anche tra i popolani di bell’aspetto. Al fine di tutelare il suo buon nome, una volta saziate le sue voglie, si racconta che la regina usasse rinchiudere i malcapitati amanti in una cella, la “fossa del miglio” oggi conosciuta come “fossa del coccodrillo”: una delle due prigioni che si trovano nei sotterranei del Maschio Angioino,  inizialmente destinata a fungere da deposito per il  grano.

A spiegare lo strano toponimo di tale prigioni – che molte fonti antiche descrivono più come una vera e propria fossa – ci ha pensato Benedetto Croce che, nella sua “Storie e leggende napoletane” spiega:

“Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si volevano più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano. Fuggivano? Come mai? Disposta una più stretta vigilanza allorché vi fu cacciato dentro un nuovo ospite, un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per trangugiarlo”.

Ancora non è del tutto chiaro come e quando un coccodrillo potesse essere arrivato a Napoli anche se, alcune leggende affermano che fu proprio la regina Giovanna II a farlo arrivare dall’Egitto, per adempiere a tale macabro scopo.

Ritenuta una tra le tante leggende priva di fondamenta frutto della fantasia dei napoletani, la storia del coccodrillo e delle sue malcapitate vittime è stata considerata per anni una semplice favola da raccontare ai turisti: almeno fino al 2004. Durante i lavori per la costruzione della metropolitana di Piazza Municipio, in atto proprio in quell’anno, è stato rinvenuto lo scheletro di uno strano animale, sospettato di essere proprio il famelico coccodrillo.

Partecipa alla discussione

Compare listings

Confrontare