Bonus prima casa: arrivano grandi novità

Da tempo ormai il Governo inserisce all’interno dell’annuale Legge di Stabilità delle manovre, atte al rafforzamento del mercato immobiliare. Tra queste, di certo la più famosa ed amata dagli italiani è il “Bonus prima casa”: ossia una serie di agevolazioni sulle aliquote fiscali e sulle imposte a cui è di solito soggetto chi acquista un immobile, a patto che sussistano alcune condizioni e requisiti. Condizioni che, stando a quanto dichiarato di recente dalla Cassazione, sembrano essere destinate a mutare radicalmente. Ma, partiamo dall’inizio.

Bonus prima casa 2018, cos’è e come funziona.

Nello specifico, il bonus per l’acquisto della prima casa permette all’acquirente di un immobile, di usufruire di una serie di detrazioni su: l’imposta di registro, pagata nella misura ridotta del 2% contro il classico 9%; imposta ipotecaria, calcolata in maniera fissa a 200€ piuttosto che al 2%; imposta catastale pari all’1% e Iva, corrispondente al 4% anziché al 9%.
Insomma, un bel risparmio, a cui è possibile a patto che :

  • Si risieda nel Comune in cui è sito l’immobile, o ci si impegni a trasferirvi la residenza entro i successivi 18 mesi dall’acquisto;
  • Si svolga la propria attività nel predetto comune;
  • Non si tratti di un immobile di lusso;
  • L’acquirente non possegga altra casa ad uso  abitazione nello stesso Comune, a titolo di proprietà o di usufrutto
  • Si venda un eventuale altro immobile acquistato con le agevolazioni prima casa entro un anno dal nuovo acquisto.

E proprio su questi ultimi due punti che la Cassazione ha di recente detto la sua, con una sentenza destinata a passare alla storia.

Bonus prima casa 2018 valido, se la casa già posseduta non è agibile

A passare sotto la lente d’ingrandimento della Cassazione è il requisito di “prepossidenza” di un immobile da parte del soggetto, intenzionato ad usufruire del Bonus prima casa. Stando a quanto dichiarato dalla Suprema Corte nella sentenza 2565/2018 infatti, tale criterio andrebbe interpretato in quanto, a fare realmente la differenza sarebbe l’idoneità o meno del primo immobile ad essere abitato: possedere una casa non adatta all’uso abitativo equivale, in fin dei conti, a non possederla affatto.

Qui la domanda nasce spontanea: quando una casa può essere considerata inidonea?

La Cassazione ha chiarito anche questo punto, distinguendo tra:

  • Situazione oggettiva: stato dell’immobile fatiscente o pericolante;
  • Situazione soggettiva: nel caso in cui le esigenze personali del soggetto non possano essere più soddisfatte da quel preciso immobile. Corrispondono a questo requisito, per esempio, le abitazioni site ad un piano elevato senza ascensore, a cui una persona rimasta vittima di un incidente non può più accedere; una casa posizionata in un luogo diventato troppo inquinato, o insalubre per la salute del proprietario e così via.

Tale ragionamento non è del tutto nuovo al Fisco, che già in passato ha espresso la sua contrarietà, all’interno di diverse circolari e risoluzioni. Quelli presi in considerazione dalla Cassazione sono stati definiti fin troppo “personali”, che al momento sono ben lontani da diventare legge: anche se di certo hanno spianato la strada ad una maggiore elasticità in materia.

Partecipa alla discussione

Compare listings

Confrontare