Palazzi storici di Napoli: il palazzo Serra di Cassano

  • di Daniela de Cicco
  • 2 anni fa
  • Napoli
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Sicuramente tra gli edifici storici più importanti del capoluogo partenopeo, il Palazzo Serra di Cassano è una struttura risalente alla seconda metà del XVIII secolo. Venne realizzata dal famoso architetto e pittore dell’età barocca Ferdinando Sanfelice, su commissione di una delle famiglie nobiliare più importanti del tempo, i Serra di Cassano. Scopriamo insieme qual è la storia di questo palazzo.

Il Palazzo Serra di Cassano

Il palazzo Serra di Cassano è situato nel quartiere di San Ferdinando, più precisamente sulla collina di Pizzofalcone, a pochi passi dal noto collegio militare della Nunziatella. Come dicevamo, la struttura apparteneva ai duca Serra di Cassano, una famiglia nobiliare di origini genovese che, tra il 1718 e il 1719, decise di far costruire all’architetto Ferdinando Sanfelice sulla collina una dimora. La scelta dell’architetto cadde su Sanfelice non per caso. “Lievat’a’sott”, soprannome con il quale Ferdinando era noto in città a causa della sua nomea di costruire esili, era uno degli architetti più in voga dell’epoca, non solo a Napoli, ma anche a Salerno e Nardò. In particolare, era conosciuto per la realizzazione di numerosi palazzi nobiliari, caratterizzati dalla presenza di ampi scaloni. Tra le strutture da ricordare c’è soprattutto il palazzo dello Spagnolo, storico edificio della città, che negli anni è stato set di tanti film.

Una delle curiosità che caratterizzano il palazzo Serra di Cassano riguarda il suo portone. Quest’ultimo collega la struttura con il cortile ottagonale interno, ma è chiuso da più di due secoli, precisamente dal 1799. Il motivo chiama in causa la Repubblica Napoletana istituita proprio quell’anno. In particolare, Gennaro Serra di Cassano, figlio del Principe Serra di Cassano e rampollo della famiglia, partecipò alla rivoluzione, ottenendo persino la nomina a comandante in seconda della Guardia Nazionale. Tuttavia, la rivoluzione fallì e a Gennaro, come a tanti altri che parteciparono ai moti, toccò la sorte peggiore. Dopo la restaurazione dell’ordine in città, venne infatti condannato e giustiziato in Piazza del Mercato il 20 agosto 1799.Da quel momento, i genitori di Gennaro, Luigi Serra di Cassano e Giulia Carafa, chiusero le porte della propria dimora in segno di lutto e come proteste contro il potere che aveva represso la rivolta nel sangue. Il portone, a distanza di più di due secoli, è ancora chiuso.

Al contrario di oggi, all’epoca il portone affacciava sul Palazzo Reale, fino a quando non venne costruita, per volontà di Ferdinando I, la Basilica di San Francesco di Paola. Ad ogni modo, a seguito della chiusura del portone, l’accesso al palazzo è assicurato con l’ingresso situato nella parte posteriore, in via Monte di Dio. Da qui, passando per dei porticati, si può accedere ad un cortile ottagonale, che affaccia, a sua volta, su dei grandi scaloni. Sanfelice, infatti, come accennato, era solito costruire nelle sue strutture dei monumentali scaloni, ma nel caso del Palazzo Serra di Cassano e a differenza degli altri edifici progettati dall’architetto, le scale sono chiuse e non aperte o incrociate. Inoltre, sono caratterizzate da una doppia rampa e da un unico corpo e rappresentano senza dubbio una delle particolarità più curiose dell’intera struttura.

Attualmente il palazzo è sede dell’istituto Italiano degli Studi Filosofici di Gerardo Marotta, fondato nel 1975, dell’istituto di Cultura Tedesca (Goethe Institute) e della Sinagoga della Comunità Ebraica a Napoli.

L’interno del palazzo

Al suo interno il palazzo contiene molte bellezze artistiche. Innanzitutto, sono da rilevare le bellissime decorazioni di stucchi rococò, mobili neoclassici e cicli di affreschi religiosi di Fabrizio Santafede, che caratterizzano gran parte delle sue splendide sale. In alcune di esse, inoltre, si possono ammirare anche dipinti di grandi artisti, come quelli risalenti al periodo che va dal 1770 al 1773 del pittore puteolano Giacinto Diano, oppure come il celebre Giudizio di Salomone di Mattia Preti. Da menzionare anche l’ampia biblioteca, in cui è possibile accedere a ben 160.000 volumi. Sono altresì presenti antiche librerie di Gioacchino Murat, con volumi della collezione di Marotta.

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