Il Miracolo di San Gennaro tra fede e scaramanzia

  • di Mutart
  • 2 anni fa
  • Napoli
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Si avvicina uno dei giorni più importanti dell’anno per i napoletani, il 19 settembre, il giorno di San Gennaro. Come ogni anno, i partenopei sono in attesa del celebre miracolo del Santo. 

Ma si tratta davvero di un miracolo o è solo un fenomeno chimico? Lo scopriremo in seguito in questo articolo, ma prima cerchiamo di approfondire la storia di San Gennaro. 

Il martirio di Gennaro 

Gennaro nacque a Benevento il 21 Aprile 272. Divenne Vescovo di Benevento e martire delle persecuzioni anti cristiane imposte da Diocleziano. Venne arrestato a seguito della difesa del diacono Sosso, il quale venne a sua volta condannato a morte dal giudice Dragonio e dato in pasto agli orsi. Insieme ad altri suoi compagni, Gennaro venne decapitato il 19 settembre del 305.

Le reliquie del Santo 

Il culto del Santo iniziò nel V secolo d.C., quando, secondo alcune fonti storiche, una donna di nome Eusebia consegnò due ampolle al Vescovo. Al loro interno si trovava proprio il sangue del santo. Subito dopo, vennero costruite anche due cappelle, quella di San Gennariello del Vomero e quella di San Gennaro ad Antignano. 

La santificazione di Gennaro però avvenne solo nel 1586 da parte di Papa Sisto V. Da quel momento, la sua tomba divenne meta di pellegrinaggio. 

Il santo protettore della città 

San Gennaro divenne protettore di Napoli quando il suo culto venne sempre più associato alla protezione da eventi catastrofici. Già a partire dal 500 d.C., a seguito dell’eruzione del Vesuvio, il Santo venne invocato dal vescovo Stefano I. Proprio a seguito di questo evento venne realizzata una chiesa in suo onore, che diventerà poi il Duomo. 

Con il tempo, quindi, San Gennaro divenne il protettore di Napoli. Fino a quel momento, il Santo patrono era Sant’Agrippino. Proprio all’interno della chiesa vennero conservati il cranio del Santo e le ampolle, che però vennero spostate prima del sacco dei Longobardi dell’831. Vennero però trafugate le ossa del santo, che furono recuperate solo nel 1492 e riportate a Napoli. 

Due secoli prima, precisamente nel 1305, il re Carlo II d’Angiò fece realizzare un busto d’argento, al cui interno venne posto, dopo il suo recupero, il cranio del Santo. Le ampolle, invece, vennero messe all’interno di una teca fatta realizzare dal Re Roberto d’Angiò. 

Come ben sappiamo, oggi il Santo è noto soprattutto per il celebre miracolo, che si verifica tre volte all’anno. Di preciso, si ripete il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 16 dicembre e il 19 settembre. Quest’ultimo è sicuramente  giorno più sentito dei tre dai napoletani. 

Il Miracolo di San Gennaro

Ma si tratta davvero di un miracolo o è solo un fenomeno scientifico non ancora spiegato nel dettaglio? La questione ha interessato numerosi scienziati, tra quelli quelli del CICAP diretti da Luigi Garlaschelli che hanno anche pubblicato un articolo su Nature. In particolare, i ricercatori hanno realizzato una sostanza dal colore uguale al sangue attraverso l’uso di un minerale che si trova sul Vesuvio, il molisite, aggiunto a del sale da cucina e carbonato di calcio. Il miscuglio di queste sostanze possiede proprietà tissotropiche, per cui si spiega la liquefazione nel momento in cui si agita l’ampolla. 

È stata realizzata però anche una spettrometria, che ha confermato la presenza di sangue all’interno dell’ampolla. Sulla questione è intervenuto anche il fisico francese Michel Mitov, secondo il quale al loro interno vi si trova spermaceti, grasso ceroso estratto dai capodogli e soluzione di argilla, tutte sostanze che a seguito di una manipolazione possono liquefarsi. 

C’è da dire che il reale contenuto dell’ampolla è praticamente impossibile da conoscere, in quanto la Chiesa ne vieta espressamente l’analisi. Pertanto, il mistero è destinato a restare. 

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