Duomo di Napoli: alla scoperta di un luogo monumentale

  • di Simona Vitagliano
  • 5 anni fa
  • Napoli
  • 1

A pochi giorni da una delle festività più sentite per il popolo napoletano, quella relativa al Patrono San Gennaro, vale la pena fermarsi un attimo dinanzi a quella meraviglia imponente che è il Duomo di Napoli e andare alla scoperta della sua storia.

Una cattedrale nel cuore della città

La basilica monumentale deputata a duomo della città partenopea, in realtà, porta il nome di cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta ed è proprio il luogo dove, di rito,  ci si riunisce tre volte all’anno per testimoniare – quando avviene – il cosiddetto scioglimento del sangue di San Gennaro.

L’edificio religioso, però, ha attraversato molte fasi durante la storia, inglobando in se stesso una serie di strutture preesistenti di epoca paleocristiana.

Le fonti parlano di una iniziale dedica a San Pietro e, da alcune testimonianze archeologiche, si è rilevata senza alcun margine di errore una presenza di una comunità cristiana in loco già nel II secolo: inizialmente, tutto dovrebbe essere partito con l’oratorio di Santa Maria del Principio, poi divenuto sede dell’episcopato per volere di Aspreno, il primo vescovo della città (I secolo). Fu così che, nei secoli, tutto intorno nacquero anche altri edifici di culto, come la basilica di Santa Restituta (edificata, tra l’altro, sulle rovine di un preesistente tempio di Apollo) e il battistero di San Giovanni in Fonte. Nel XIII secolo, la costruzione della cattedrale inglobò una serie di strutture e comportò la demolizione di altre: il tutto avvenne per volontà di re Carlo II.

Al cantiere parteciparono architetti di estrazione francese e maestranze locali e italiane ma, per il completamento, si è dovuto attendere il 1313 (sotto il regno di Roberto d’Angiò). L’anno seguente avvenne la solenne dedica all’Assunta per mano dell’allora arcivescovo.

Non molto tempo dopo, la grande statua equestre in bronzo che, per secoli, aveva troneggiato nello slargo antistante venne fusa ed utilizzata per realizzare le campane della cattedrale. Il motivo? Una serie di superstizioni che la volevano addirittura scolpita dalle mani di Virgilio… attraverso la stregoneria. Il campanile e la facciata, però, crollarono col terremoto del 1349 e la ricostruzione, risalente al XV secolo, dette quel tocco gotico che tanto apprezziamo anche oggi.

Non fu, tra l’altro, l’unico terremoto a distruggere parti dell’edificio.

La cripta della chiesa, la cappella del Succorpo, venne realizzata a cavallo tra il Quattrocento ed il Cinquecento e, con la pestilenza del 1526 ed il correlato voto dei partenopei a San Gennaro, venne realizzata la Reale Cappella del Tesoro.

Susseguirono altre distruzioni, altri terremoti ed altre ricostruzioni in chiave barocca e rinascimentale che contribuirono ad un’ulteriore stratificazione; una lunghissima serie di lavori che si concluse solo nel 1905 e che, però, continuò anche dopo la Seconda Guerra Mondiale per sopperire agli ulteriori danneggiamenti da bombardamenti. Si è arrivati, così, al 1972 quando, proprio durante la ristrutturazione, vennero alla luce alcuni resti archeologici romani, greci e medievali.

Insomma, una storia nella storia senza fine.

Curiosità

Una delle novelle del Decameron di Boccaccio è ambientata proprio nel Duomo di Napoli e, precisamente, nella cappella Minutolo.
L’ispirazione pare sia arrivata allo scrittore durante un soggiorno napoletano alla corte angioina.

Questa piccola struttura, dedicata a San Pietro e Sant’Anastasia, era stata scelta dall’Arcivescovo Capece Minutolo per diventare la sua cappella funebre alla fine del XIII secolo; venne ristrutturata, quindi, una costruzione preesistente di cui, però, si hanno notizie incerte. Proprietà della dinastia Capece-Minutolo attuale, è chiusa generalmente al pubblico e viene aperta solo di rado in occasioni particolari o per celebrare i matrimoni della famiglia.

Partecipa alla discussione

Compare listings

Confrontare