Gli smart speaker arrivano nelle case italiane

Dopo i robot presentati al Consumer Electronic Show  di quest’anno a Las Vegas, la casa fa un’ulteriore passo avanti verso il concetto di “smart”, grazie all’ingresso nel mercato degli smart speaker:  i nuovi maggiordomi tecnologici.
In realtà il mondo ha avuto già un bel po’ di tempo per abituarsi alla novità, che è arrivata in Italia soltanto alla fine di questo marzo a causa di una sorta di cavillo tecnico. Il primo modello messo in commercio da Amazon nel 2015, Echo, non presentava la nostra lingua nelle impostazioni.
Ma, ci ha pensato Google a rendere i clienti tricolore partecipi della nuova moda del momento, grazie al suo Google Home, l’assistente vocale per la casa. Ricordarsi degli appuntamenti della giornata, ascoltare musica, controllare il meteo, trovare informazioni, soddisfare qualsiasi curiosità, effettuare chiamate agli amici e qualunque altra cosa siate abituati a chiedere agli assistenti vocali dei vostri smartphone, ora potrete chiederlo anche alla “vostra casa”: basterà una nuova app da scaricare sul cellulare e la voce.
Per ogni cosa bella però esiste l’altra faccia della medaglia, che nel caso degli smart speaker, potrebbe essere rappresentata da una vera e propria dipendenza. Stando ai dati riportati in una recente analisi di Canalys, società che fa ricerche di mercato nel settore della tecnologia, gli smart speaker sono l’accessorio di elettronica di consumo più in crescita e nel corso del 2018, e potrebbero raggiungere dei picchi di vendita vicini ai 56 milioni nel mondo. Anche il nostro paese sembra non essere immune alla nuova “epidemia”.
Secondo i dati registrati in una ricerca da Find, tre italiani su quattro – ossia coloro che regolarmente sono connessi – non solo sarebbero propensi ad acquistare il nuovo maggiordomo tecnologico, ma lo farebbero con il principale obiettivo di controllare al meglio i sistemi domotici connessi alla propria casa.

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