Parco Archeologico del Pausilypon: meraviglia per gli occhi e per lo spirito

  • di Simona Vitagliano
  • 5 anni fa
  • Napoli
  • 1

Un traforo di età romana, lungo circa 770 metri, che congiunge la città moderna ad antichissimi reperti archeologici dal sapore millenario, quasi come fosse una macchina del tempo; una villa imperiale datata I secolo a.C. ed un antichissimo anfiteatro che sorgono a picco sul mare, nell’immensità del golfo di Napoli e delle isole flegree; un viottolo campestre che porta ad un panorama “segreto” dove protagonista è l’isolotto della Gaiola, con la sua villa – si dice – maledetta.

Questo e moltissimo altro ancora è quello che offre il meraviglioso Parco Archeologico del Pausilypon.

Il quartiere

Non sorprende che Pausilypon, in greco, significasse “che fa cessare il dolore“: i panorami che offre oggi il quartiere di Posillipo sono gli stessi che incantavano gli antichi di due millenni fa.

Un territorio aspro, fatto di falesie, rocce e natura selvaggia, che incantò i nostri antenati tanto da venir abitato da nomi importantissimi della nostra storia passata, ma che non ha avuto lo stesso successo in età più moderna, tant’è che un primo reale sviluppo della zona è avvenuto soltanto nell’Ottocento; lo stesso tunnel di Seiano è stato utilizzato come rifugio dai soldati durante la Seconda Guerra Mondiale. Il quartiere, tra l’altro, è divenuto tale soltanto nel 1925: prima era semplicemente considerato una frazione più che altro prosieguo naturale di Pozzuoli.

Il parco al microscopio

Temporalmente, dobbiamo tornare indietro al 31 a.C., alla battaglia di Azio, lo scontro navale definitivo che concluse la guerra civile tra Ottaviano (che fu il vincitore) e Marco Antonio (alleato al regno tolemaico d’Egitto di Cleopatra).

Il ricco cavaliere romano Publio Vedio Pollione, amico di Augusto, fece costruire una imponente villa proprio all’interno dello splendido scorcio sito tra l’isola della Gaiola e la baia di Trentaremi, accanto alla quale ordinò anche che venisse edificato un anfiteatro di circa 2000 posti, un odeon per piccoli spettacoli, un ninfeo e un complesso termale. Nonostante le sue umili origini (era figlio di un liberto, cioè di uno schiavo affrancato), Vedio Pollione era noto per la sua dissolutezza e per la passione per il lusso: addirittura, da alcuni racconti di Seneca, pare che avesse l’abitudine di punire i propri schiavi dandoli in pasto a delle murene che lui stesso allevava in una piscina.

Si dice che, durante un banchetto che vedeva la partecipazione di Augusto, un giovane schiavo abbia rotto un calice di cristallo, un incidente maldestro che gli costò quasi la vita: il padrone, infatti, ordinò che venisse gettato nella famosa vasca ma Augusto, impietosito dalle suppliche del povero ragazzo, cercò di scuotere la coscienza dell’amico, finanche ordinando di rompere tutti i calici e le coppe preziose presenti nella domus di Pollione; lo sdegno fu tanto ma alla fine, non potendo punire lo schiavo per lo stesso “reato” di Augusto, pare che il padrone di casa gli risparmiò la vita.

Le strutture della villa si estendono addirittura fin sotto il livello del mare: l’intero sito è, dal 2002, tutelato dall’istituzione dell'”Area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola” che coinvolge anche l’intero promontorio di Trentaremi e, appunto, le Isole della Gaiola.

Tra l’altro, alla morte di Pollione, la sua residenza passò proprio ad Augusto e, in seguito, ai suoi successori: la sua incredibile posizione panoramica la rendeva particolarmente ambita ed unica nel suo genere; effettivamente, chi ha il piacere di visionarla da vicino può rendersene conto immediatamente: l’intero circondario è mozzafiato.

Altri resti

In realtà, sempre a Posillipo e protetti dallo stesso ente, ci sono anche i resti di altre domus romane, come quelli meravigliosi che si ergono direttamente dalle dolci acque di Marechiaro (con il cosiddetto Palazzo degli Spiriti) oppure alla Calata Ponticello.

Lungo la costa, invece, si nota il perimetro della Scuola di Virgilio, dove il “mago”, secondo la leggenda, si sarebbe dilettato a inventare sortilegi ed incantesimi che avrebbero “contaminato” le acque circostanti e maledetto l’isola della Gaiola.

Ma questa è un’altra storia…

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