Via Port’Alba tra storia e maledizioni

Via Port’Alba è una di quelle zone di Napoli che non dorme mai, animata da un continuo andirivieni di studenti, negozianti, turisti e semplici passanti. Qualcuno l’attraversa velocemente, perso nei propri pensieri e con lo sguardo fisso verso la propria meta, mentre qualcun’altro, trova il tempo di soffermarsi a cercare tra le tante bancarelle del posto qualche bel libro, in cui è narrata una storia eterna.
Ma, anche la brulicante e brillante via Port’Alba ha i suoi segreti, come tutto il resto della città.

Port’Alba, la storia di come un buco divenne una porta 

Port’Alba, fu eretta nel 1625 per ordine di Don Antonio Alvarez de Toledo, duca d’Alba, a cui deve il nome. L’opera, portata a termine dall’architetto Pompeo Lauria, altro non era che un passaggio nel torrione -decisamente molto diverso da quella che noi oggi conosciamo- decorato con tre stemmi: quello della città di Napoli, quello di Filippo III e quello del Vicerè. I lavori di “ammodernamento della porta”, che la resero quella che è oggi, furono eseguiti nel 1797.

Per quanto le autorità abbiano giocato un ruolo fondamentale nell’ideazione e costruzione materiale di Port’Alba però, il merito dell’idea originale è da riconoscere al popolo, che per comodità, aveva ideato una piccola apertura nel muro, per favorire il passaggio da una zona all’altra della città. Il duca d’Alba cercò diverse volte di far chiudere il buco, ma gli abitanti della zona continuavano a riaprirlo e quindi, non gli restò altro da fare che accontentarli, rendendo l’apertura “ufficiale”.

Via Port’Alba e la storia di Maria la Rossa 

Nei pressi di Port’Alba durante i secoli si sono consumati diversi fatti di cronaca, alcuni comprovati, come l’assassinio di Cesare d’Aquino principe di Pietralcina e altri leggendari, come la morte di Maria la Rossa, la famosa strega di Port’Alba, che da secoli si racconta che  infesti la zona.

Giovane donna dalla pelle d’avorio e bellissimi capelli rossi, Maria abitava in una piccola casa nei pressi di una fontanella, dove tutti i giorni si abbeveravano centinaia di passanti, e dove si fermarono anche lei e il suo Michele il giorno delle nozze, ma la loro felicità durò molto poco: l’uomo rimase incollato al terreno per un incantesimo che gli impedì di tornare a casa con Maria, che dopo svariati tentativi rinunciò a liberarlo. Tornata a casa, mentre a Michele non restava altro da fare che ritornare indietro, Maria passo giorni e giorni al buio  maledicendo la sua sorte avversa. Il dolore finì per impadronirsi di lei, i bellissimi capelli rossi divennero bianchi, e Maria la Rossa divenne la strega di Port’Alba: in n secolo in cui non c’era decisamente spazio per le streghe.

Venne condannata a morte dall’inquisizione, che la fece improgionare in una gabbia e appendere proprio sotto le mura di Port’Alba dove, dopo diversi giorni di suppliche e di minacce, Maria morì di fame e di sete pronunciando quelle stesse parole che qualcuno giura d’aver sentito riecheggiare anche oggi : “ La pagherete tutti”.  Dopo la sua morte il cadavere di Maria invece di decomporsi diventò di pietra e i giudici, temendo un sortilegio, si affrettarono a tirar giù la gabbia estirpando il gancio dal muro, che lasciò un grande buco. Ed è proprio all’altezza di quel buco che ogni notte, passata la mezzanotte, alcune persone raccontano di aver visto un’ombra ferma, che continua tutt’oggi a proferir minacce.

 

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