Richiesta mutuo. La domanda resta debole

In Italia 13 milioni di famiglie potrebbero richiedere alle banche un mutuo per l’acquisto di immobili ma il mercato del credito continua a essere debole e le compravendite crollano, questi dati allarmanti ce li fornisce l’Associazione Bancaria Italiana.
Le stime dell’ABI hanno evidenziato che solo il 30% delle famiglie italiane dispone del reddito necessario per coprire le spese dovute al mutuo, ciò determina un calo considerevole della richiesta di tali finanziamenti alle banche. Questa situazione ricorda quella del primo semestre del 2010 quando il numero dei nuclei familiari aventi la possibilità di richiedere un aiuto finanziario era pressoché lo stesso. Questo trend negativo ha registrato un inversione di tendenza negli ultimi mesi del 2012, risultato reso possibile a detta degli economisti , dalla stabilità del credito a cui si contrappone la lieve flessione del prezzo degli immobili rispetto al reddito che resta stazionario.
Secondo l’Abi, «c’é stata una riduzione generalizzata dei costi delle case», i prezzi hanno registrato nel 2012 «un calo significativo del 2,7%». Il direttore centrale Gianfranco Torriero ha mostrato che nel quarto trimestre dello scorso anno il deprezzamento é stato del 4,4% su base annua, la seconda maggiore riduzione dal 1980, e che «secondo le stime Abi tale riduzione continuerà nei prossimi mesi», con un calo nel primo trimestre 2013 dell’1,1% congiunturale.
Non sono tutti concordi a riguardo, Luca Dondi, direttore generale Nomisma, seppure positivamente colpito dai dati pubblicati dall’Abi invita alla cautela sottolineando che: “Forse sarà vero da un punto di vista statistico, noi rileviamo molte difficoltà, soprattutto per le famiglie giovani che vivono nelle grandi città». Anche l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha fatto presente che solo il 3,5% di coloro che compra una casa ha tra i 21 e i 30 anni, tutti gli altri sono oltre quest’età.
A ciò va aggiunto che a chi decide di chiedere un mutuo a tasso variabile alla propria banca, i vantaggi sono decisamente irrisori, nonostante la Bce il 3 maggio abbia ridotto di un quarto di punto il costo del denaro che nel nostro paese è prossimo allo zero, ciò non ha avuto nessun effetto tangibile sul ciclo economico , come sui tassi correnti applicati dal sistema bancario sui prestiti e sui finanziamenti ipotecari. Inoltre in Italia il tasso applicato sui  mutui subisce l’andamento dello spread e la commissione fissa della banca è molto più alta rispetto alla media Europea.

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